Milano, 27 nov – Le filiali italiane dei giganti del Web nel 2018 hanno versato al fisco italiano “solo” 64 milioni di euro, seppur in aumento rispetto ai 59 milioni versati nel 2017, e hanno pagato, a seguito di accordi con le autorità fiscali italiane, sanzioni per un totale di 39 milioni (73 mln nel 2017). E’ quanto emerge dal rapporto dell’Area Studi Mediobanca sui giganti del Websoft (Software & Web companies). L’aggregato delle controllate italiane ha un peso minimo se confrontato al totale mondiale del settore: nel 2018 il fatturato ha superato i 2,4 miliardi (pari allo 0,3% del totale WebSoft), occupando oltre 9.840 unità (0,5% del totale).

A livello mondiale, circa la metà dell’utile ante imposte delle WebSoft è tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale cumulato di oltre 49 miliardi nel periodo 2014-2018. Si distinguono Microsoft, Alphabet e Facebook per aver risparmiato rispettivamente rispettivamente 16,5, 11,6 e 6,3 miliardi nel 2014-2018. La tassazione in Paesi a fiscalità agevolata, combinata alla riforma fiscale Usa, e ai crediti d’imposta sulle spese in ricerca, ha fatto sì che nel 2018 il tax rate effettivo delle multinazionali WebSoft risultasse pari al 14,1%, ben al di sotto di quello ufficiale del 22,5%. In particolare, nel periodo 2014-2018 la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato per Apple un risparmio fiscale cumulato che sfiora i 25 miliardi.

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