Roma, 28 nov – Il gioco pubblico rappresenta una parte rilevante dell’economia italiana per il contributo fiscale che fornisce al Paese oltre che per i livelli occupazionali e di reddito che garantisce attraverso i concessionari e l’intera filiera. Nell’anno monitorato il settore regolamentato del gioco con vincita in denaro ha generato: 14 miliardi di valore aggiunto, contribuendo per l’1% al PIL complessivo nazionale; 10 miliardi di contributo fiscale diretto; 78mila occupati diretti e indiretti; 2 miliardi di consumo indotto. Il mercato dei giochi con vincita in denaro regolamentati contribuisce in modo significativo alla finanza pubblica. E’ quanto emerge dal primo rapporto sul gioco pubblico pubblicato da Acadi, l’Associazione dei concessionari di giochi pubblici e da Confcommercio.
Il rapporto evidenzia come “Pur tenendo conto delle incertezze e delle contraddizioni regolatorie degli ultimi anni, ad oggi, il consolidamento del mercato regolato del gioco con vincite in denaro, basato sull’attuale sistema concessorio, costituisce il più importante fattore di presidio per la tutela dei giocatori, per la sicurezza e l’ordine pubblico”.
Il Rapporto mette in evidenza che il sistema concessorio assicura il perseguimento di obiettivi di interessi pubblici: il rispetto della legalità e delle regole; il contrasto alla criminalità, il presidio dei territori, la vigilanza sugli operatori del comparto; la tutela dei consumatori, l’offerta di prodotti controllati, regolati e misurati; l’attuazione immediata di interventi diretti alla prevenzione del disturbo di gioco d’azzardo; lo sviluppo economico del comparto con la crescita di imprese e occupazione; l’emersione di gettito erariale altrimenti sommerso; non da ultimo, la copertura per l’attuazione delle politiche economiche dei Governi.
La regolamentazione del gioco pubblico fornisce contributo allo sviluppo economico del paese (in termini di Pil ed erario), crea occupazione, assicura il presidio di legalità, consente il controllo della filiera, comporta l’applicazione di sistemi di sicurezza del prodotto e tutela del giocatore, determina i controlli di flussi di denaro illeciti (riciclaggio), impedisce le frodi al consumatore, contrasta le infiltrazioni della criminalità organizzata, impedisce l’accesso al gioco dei minori, si occupa del contrasto ai problemi di dipendenza dal gioco.
Peraltro, in circa 20 anni i giochi pubblici hanno registrato circa 275 miliardi di spesa e di questi circa 158 miliardi hanno rappresentato entrate pubbliche mentre 117 miliardi sono convogliati nei ricavi dell’intero comparto, con una media annua, dunque rispettivamente di circa 13,7 miliardi (di spesa), di cui circa 8 miliardi (di entrate pubbliche) e di circa 5,8 miliardi (di remunerazione per il comparto). Va precisato che la spesa registrata ha origine essenzialmente nel processo di emersione del gioco illegale come pianificato dal legislatore per contrastare l’economia sommersa illegale.
L’offerta legale è costituita: dai prodotti lotteries (il Lotto, commercializzato da ricevitorie concessionarie e gestito telematicamente; i Giochi Numerici a Totalizzatore Nazionale (GNTN); le lotterie nazionali ed istantanee, prodotte e distribuite in punti vendita), dai prodotti di scommesse sportive, ippiche e su eventi virtuali, dal gioco del bingo in sala, dalle AWP e VLT (apparecchi da intrattenimento, rispettivamente Amusement With Prizes e Video Lottery Terminal) gestite tramite reti telematiche, dai giochi commercializzati solo sul canale online (poker e skill games; casino games). Tutti i prodotti, ad eccezione dei GNTN, Lotto e Lotterie, sono offerti in concorrenza tra più concessionari.
Nel 2018 la raccolta di gioco si è attestata a oltre 106 miliardi di euro in prodotti di gioco regolamentati, dei quali oltre l’82% è stato restituito in vincite, determinando una spesa complessiva dei giocatori di 18,9 miliardi. Con gli aumenti di tassazione post assegnazione, senza considerare quelli della manovra in corso (sessione di Bilancio 2020), i livelli di tassazione di AWP e VLT raggiungono nel 2020 percentuali rispettivamente 70,5% e del 55%. Nel quinquennio, dal 2014 al 2018, il mercato dei giochi regolamentati è cresciuto in termini di spesa di oltre il 4% (tasso annuo di crescita composto – CAGR). A questa crescita hanno contribuito con apporti differenti: il canale dei punti vendita (crescita composta nel periodo, sempre in termini di spesa, di circa il 2% annuo, ma sostanzialmente stabile tra il 2017 ed il 2018) e quello online (canale che ha avuto una crescita continua nel periodo – CAGR del 17,4% – arrivando più che a raddoppiarsi e con un incremento del 2018 rispetto al 2017 di oltre il 18%).
Nel 2018 le entrate pubbliche hanno registrato il valore di 10,3 miliardi pari al 54,7% della spesa complessiva dei giocatori. Il contributo alle entrate erariali della rete fisica di giochi pubblici è del 96,5% (10 miliardi sui circa 10,3 totali), mentre l’apporto delle imposte uniche e dei canoni di concessione dei prodotti online è del 3,5%. Le risorse residue (8,6 miliardi di euro) hanno costituito la remunerazione dei concessionari e delle filiere distributive per tutti i diversi prodotti di gioco regolamentato.