Milano, 2 dic – Le compravendite di uffici, negozi e capannoni in Italia hanno superato i 15,6 miliardi di euro ma dal 2013 i prezzi al metro quadrato sono diminuiti del 26%. E’ quanto emerge dall’analisi effettuata da Crif sull’andamento delle compravendite di immobili non residenziali.

In particolare, nel 2018, gli immobili destinati alle attività economiche hanno originato oltre 51mila transazioni immobiliari per un fatturato immobiliare, prodotto del numero di compravendite per il loro valore, di 15,6 miliardi, ovvero un sesto di quanto registrato per il comparto residenziale (94,3 miliardi). Il peso effettivo del comparto, pur essendo caratterizzato da un volume di scambi relativamente contenuto, in realtà determini un valore commerciale ben più consistente e pari al 14% del mercato immobiliare italiano nel suo complesso, da cui si ha conferma del fatto che i valori medi per unità compravenduta risultano significativamente più elevati rispetto a quelli rilevati per il residenziale.

Nello specifico, delle 51.571 compravendite di immobili non residenziali, il 57% è costituito da negozi (circa 30mila transazioni), il 24% da capannoni e il restante 19% da uffici. Complessivamente il volume delle compravendite è cresciuto dell’1,9% rispetto all’anno precedente, dato che sintetizza andamenti diversificati: crescita del 4,6% per il comparto commerciale, flessione del 3,7% per quello direzionale, sostanziale stabilità per quello produttivo. Se però parliamo di fatturato immobiliare, i rapporti di forza si presentano diversamente in quanto i capannoni costituiscono ben il 42% del totale, poco al di sopra del settore commerciale che, a sua volta, costituisce il doppio di quello direzionale. Inoltre, a fronte di una sostanziale invarianza del fatturato generato da questi tre mercati (-0,4% nel 2018), si osserva una crescita del +2,9% del mercato dei negozi e una contestuale diminuzione dei capannoni, mentre gli uffici restano pressoché sui livelli dell’anno precedente.