Roma, 2 dic – Si conferma e leggermente migliore delle stime iniziali la moderazione della recessione nel settore manifatturiero dell’area euro, che tuttavia a novembre è proseguita. A 46,9 punti, infatti, il Purchasing managers index, indagine presso i responsabili degli approvvigionamenti delle imprese, resta inferiore alla soglia limite dei 50 punti, la demarcazione tra calo e espansione dell’attività. A ottobre questo indicatore si attestava a 45,9 punti sul manifatturiero, secondo quanto riporta la società di ricerche Ihs Markit, che nella stima preliminare di novembre aveva indicato un indice Pmi manifatturiero a 46,6 punti.
L’indicatore relativo al manifatturiero dell’Italia ha invece mostrato un ulteriore calo a 47,6 punti. Secondo Markit a determinarlo è stato principalmente l’aggravamento della già rilevante contrazione dei nuovi ordini totali. E sulle esportazioni lo scenario è ancora meno positivo, con gli ordini scesi al tasso più veloce da dicembre 2011.
Intanto le aziende manifatturiere italiane hanno ridotto, per la sesta volta in altrettanti mesi, il loro personale ma ad un tasso marginale. Secondo Amritpal Virdee, economista di Ihs Markit che elabora il report sull’Italia i dati “hanno continuato a deludere” mentre il consolidarsi della contrazione della domanda “ha iniziato a pesare di più sulla fiducia delle aziende che sinora erano state in grado di adattarsi a tali variazioni. L’ottimismo delle aziende manifatturiere si attesta quindi al terzo valore più basso da quando è iniziata la raccolta dei dati nel luglio del 2012”.
“La debolezza osservata da parecchio tempo tra i settori dei beni di investimento e intermedi mostra adesso segnali di allargamento verso quello dei beni di consumo”, ha aggiunto l’economista.
Tornando all’insieme dell’area euro, secondo Markit a novembre sia il sottosettore dei beni intermedi che quello de beni di investimento hanno riportato contrazioni, anche se in entrambi i casi i tassi di declino sono stati più deboli, mentre l condizioni operative del sotto settore dei beni di consumo invece sono rimaste invariate.
Tra le otto nazioni coperte dall’indagine, solo la Grecia e la Francia hanno riportato a novembre un’espansione manifatturiera. La Germania è rimasta in coda alla classifica, anche se ha registrato il risultato del relativo Pmi migliore in cinque mesi. Austria e Spagna precedono appena la Germania riportando allo stesso modo tassi di contrazione più deboli, mentre l’Italia, dice Markit, ha registrato il Pmi più basso in otto mesi.
“Il settore manifatturiero ha probabilmente agito durante la fine del 2019, e per l’ennesima volta, da forte traino al ribasso per l’intera economia dell’eurozona”. Ma secondo il capo economista di Markit, Chris Williamson l’indagine “riporta qualche segnale incoraggiante, alimentando la speranza che forse il peggio per i produttori manifatturieri dell’area euro sia passato, ad eccezione di alcuni ostacoli, in particolare la Brexit e le guerre commerciali”.
“Forse il fattore più positivo è la forte ripresa dell’ottimismo, in particolare in Germania dove le prospettive di crescita della produzione per il prossimo anno sono aumentate al tasso più alto in cinque mesi. Il rinnovato ottimismo dei produttori in parte riflette le minori preoccupazioni sulle guerre commerciali. Nonostante ciò – avverte però Williamson – dobbiamo ancora osservare un notevole rallentamento del tasso di contrazione degli ordini prima di entusiasmarci troppo”.