foto IPP/imagostock 04/01/2018 Allarme sicurezza per i pc microchip falla nei sistemi di sicurezza nei processori dei computer nella foto : processore Intel warning available only for italian markets

Roma 13 dic – Secondo gli esperti di sicurezza, il 2019 è stato l’anno degli attacchi cosiddetti “ransomware” rivolti ai comuni. Durante l’ultimo anno, infatti, i ricercatori di Kaspersky hanno rilevato che nel mondo almeno 174 istituzioni comunali e oltre 3.000 organizzazioni collegate, sono state prese di mira da ransomware, con un aumento del 60% rispetto al 2018. Mentre le richieste di riscatto dei criminali informatici sono arrivate talvolta fino a 5 milioni di dollari. Di seguito, i principali risultati del “Kaspersky Security Bulletin: Story of the Year 2019”. Il ransomware è un noto grattacapo per il settore aziendale che cerca di colpire, ormai da diversi anni, le aziende di tutto il mondo. Come se ciò non bastasse, il 2019 ha visto un rapido sviluppo di una già nota tendenza di questa minaccia, ovvero quella di prendere di mira le organizzazioni municipali. I ricercatori hanno rilevato che, sebbene questi obiettivi non siano in grado di pagare una somma di denaro così alta per il riscatto, si dimostrano i più propensi ad accettare le richieste dei criminali informatici. Questo perché il blocco di un qualsiasi servizio comunale, influirebbe direttamente sul benessere dei cittadini e si tradurrebbe non solo in perdite finanziarie, ma anche in altre conseguenze socialmente significative.

Secondo quanto è emerso dalle informazioni rese pubbliche, gli importi del riscatto variavano notevolmente, raggiungendo fino a 5.300.000 dollari e attestandosi in media a 1.032.460 dollari. Queste cifre non ritraggono in maniera accurata i costi finali di un attacco, poiché le conseguenze a lungo termine risultano essere molto più costose. “E’ molto importante ricordare che pagare il riscatto è una soluzione a breve termine che, oltre ad incoraggiare i criminali a proseguire con questa attività, fornisce loro risorse economiche per finanziare nuovi attacchi. Inoltre, va tenuto in considerazione che nel momento in cui un Comune subisce un attacco, l’intera infrastruttura viene compromessa ed è necessario richiedere un’indagine sugli incidenti e un audit approfondito. Ciò comporta inevitabilmente costi aggiuntivi che si vanno a sommare a quelli richiesti per il riscatto. Allo stesso tempo, dalle nostre indagini è emerso che, la tendenza dei Comuni a pagare il riscatto è giustificata dalla stipula di assicurazioni che coprono il costo dei rischi informatici o da budget precedentemente allocati per i servizi di incident response. Per evitare questi attacchi però, il migliore approccio consiste nell’investire in misure proattive: soluzioni di sicurezza e di backup collaudate e regolari controlli di sicurezza”, ha commentato Fedor Sinitsyn, security researcher di Kaspersky, una delle società più quotate di sicurezza informatica.

“Nonostante gli attacchi rivolti ai Comuni siano in crescita, è possibile fermare questa tendenza adeguando l’approccio alla sicurezza informatica, prima di tutto rifiutando di pagare il riscatto e poi comunicando questa decisione con una dichiarazione pubblica ufficiale”, ha aggiunto. In questo caso, il malware identificato come il principale colpevole può variare ma i ricercatori hanno individuato tre famiglie tra le più note: “Ryuk”, “Purga” e “Stop”. Ryuk è apparso nel panorama delle minacce più di un anno fa e da allora è attivo in tutto il mondo sia nel settore pubblico che in quello privato. Il suo modello di distribuzione prevede solitamente la consegna di un malware tramite una backdoor che si diffonde poi attraverso email di phishing con un finto documento finanziario in allegato. Il malware Purga è conosciuto sin dal 2016, ma solo di recente è stato scoperto che alcuni Comuni sono stati presi di mira da questo trojan con vari vettori di attacco, dal phishing ad attacchi più violenti. Il cryptor Stop, invece, è una “new entry” rispetto agli altri in quanto ha solo un anno di vita. Questo malware si propaga nascondendosi all’interno di software installer ed è tra i più popolari, infatti, ha conquistato il settimo posto nella classifica dei 10 cryptor più noti del terzo trimestre del 2019. Per fortuna, prendendo le adeguate misure di protezione, gli attacchi possono essere resi inoffensivi.