Roma, 19 dic – Donald Trump è diventato nella notte il terzo presidente nella storia degli Stati Uniti a subire l’impeachment della Camera dei Rappresentanti. La “palla” passa ora al Senato, che dovrà decidere se il magnate americano potrà restare in carica. La Camera ha votato i due capi di imputazione contestati al presidente, abuso di potere e intralcio al Congresso. Non ci sono stati “franchi tiratori”, quasi tutti i democratici hanno votato a favore delle incriminazioni e quasi tutti i repubblicani contro.
Mentre si svolgevano le votazioni, Trump era impegnato in un comizio elettorale. A una folla festante a Battle Creek, in Michigan, ha detto: “Mentre stiamo creando posti di lavoro e combattendo per il Michigan, la sinistra radicale al Congresso è consumata da invidia, odio e rabbia, lo vedete che cosa sta succedendo…”. La Casa Bianca ha diramato un comunicato in cui afferma che il presidente è “fiducioso di essere completamente scagionato” nel procedimento al Senato.
La procedura mercoledì è iniziata con i membri del Partito Repubblicano di Trump che hanno chiesto votazioni su questioni procedurali, nel tentativo di ostacolare il processo alla Camera dei Rappresentanti. A questo è seguito un voto sulle regole da fissare per l’impeachment, che ha dato il via a 10 ore di dibattito sul merito delle due accuse di messa in stato d’accusa contro il presidente Trump.
Verso le 20.30 americane (le 2.30 di notte in Italia), la Camera ha chiesto il voto sulle due imputazioni: in primo luogo, l’abuso di potere, originato dal presunto tentativo di Trump di esercitare pressioni sull’Ucraina per annunciare indagini a carico del suo rivale politico democratico, Joe Biden; in secondo luogo, l’intralcio al Congresso, perché il presidente si sarebbe rifiutato di collaborare con l’indagine sull’impeachment, trattenendo prove documentali e impedendo ai suoi collaboratori chiave di testimoniare.
Il voto per il primo articolo dell’impeachment, abuso di potere, è stato approvato con 230 voti favorevoli e 197 contrari; il secondo, per intralcio al Congresso, ha avuto 229 voti favorevoli e 198 contrari. Destino analogo a quello di Donald Trump era toccato in passato ad altri due presidenti nella storia della nazione: Andrew Johnson e Bill Clinton.