Un ruolo da protagonista per uscire dalla crisi e guardare a uno sviluppo più verde. L’agricoltura può davvero essere la spinta decisiva per ripartire: il famoso Green Deal che l’Europa chiede ai Paesi e che può coniugare la ripresa economica con una crescita sostenibile. Nel “Paese che Vogliamo”, il progetto di CIA-Agricoltori Italiani, il settore primario si pone come fulcro per rilanciare le aree rurali, che rappresentano solo in Italia più della metà della superficie nazionale. Nel webinar “Superare l’emergenza. Agricoltura e territorio: dal Green Deal la ripartenza”, tenutosi pochi giorni fa, è emersa la necessità di attuare politiche di insediamento abitativo e di ammodernamento delle infrastrutture fisiche e digitali nelle aree interne, che mettano al centro le comunità rurali e gli agricoltori in un’ottica di difesa del suolo per il contenimento del rischio idrogeologico, di valorizzazione del patrimonio forestale, di gestione sostenibile della fauna selvatica, di sviluppo di “imprese verdi” operative nelle metropoli per curare strade, parchi e giardini.
Trasformazione in chiave green
La transizione verde si può certo attuare solo rafforzando l’impegno per l’ambiente e continuando a garantire l’approvvigionamento alimentare. E per farlo servono strumenti, tempi e risorse adeguate. La pandemia ha dimostrato quanto il sistema agricolo sia centrale ma anche che può esserlo solo se si sostiene una produttività tale da ambire all’autosufficienza alimentare europea. Questa grande trasformazione in chiave green, in uno scenario già complicato dalla pandemia, “dovrà essere sostenuta da risorse proporzionate. In particolare -ha spiegato il presidente di CIA Dino Scanavino – la nuova politica agricola comune (PAC) è chiamata a supportare la transizione, con un ruolo e un budget adeguato al nuovo modello di sviluppo, ma non potrà essere l’unico strumento a sostegno dell’agricoltura. Un aiuto potrebbe venire dai 15 miliardi per il comparto previsti dal piano Next Generation Eu, che dovranno essere resi disponibili subito e non dal 2022, per garantire la continuità operativa del settore”.