Pioli

La Panchina d’oro per la stagione 2021-22 è stata vinta da Stefano Pioli. Il tecnico del Milan, che ha conquistato lo scudetto nello scorso campionato, è stato il più votato dai colleghi (33 voti su 46 presenti) durante la cerimonia che si è svolta a Coverciano a conclusione del tradizionale corso di aggiornamento. Pioli succede nell’albo d’oro a Antonio Conte. In questa intervista, rilasciata a Postenews quando il tecnico era sulla panchina della Fiorentina, Pioli parla del suo dna postale.

C’è un filo rosso che unisce Poste Italiane e l’allenatore del Milan Stefano Pioli. Il padre di Stefano, Pasquino, è stato portalettere e il fratello, Leonardo, lavora al recapito di Parma; come il tecnico, entrambi hanno diviso la loro vita e il loro tempo tra il lavoro e la passione per il calcio, anche loro come allenatori. Due strade che attraversano più generazioni di questa famiglia, quasi a simboleggiare un legame di valori tra la missione sociale dello sport e quella del lavoro di postino. Abbiamo chiesto proprio a Stefano Pioli di parlarci di questa “tradizione”, dei suoi ricordi legati a Poste e dell’importanza dello sport, anche nella vita di un’azienda.

Stefano Pioli, calcio e Poste sono nel Dna della sua famiglia, da suo padre a uno dei suoi fratelli. Come hanno coniugato il lavoro con la missione di allenare?

“Il calcio è sempre stata una passione di famiglia e, come tutte le passioni, richiedeva tempo. Ovviamente non è stato sempre facile riuscire a ritagliarsi lo spazio per il calcio ma, come detto, è proprio la passione che in questi casi fa la differenza; e così, se il lavoro occupava il loro tempo durante il giorno, la sera e la domenica riuscivano a trovare spazio per il pallone”.

Un mister ha un ruolo sociale importante; e lo ha anche chi consegna la posta, perché spesso è la persona umanamente più vicina ai cambiamenti della vita della gente. Trova che ci siano delle somiglianze tra i valori del calcio e quelli di un portalettere?

“È una bella domanda. Ovviamente sono lavori totalmente diversi, ma volendo individuare punti di unione, si potrebbe dire che entrambi i lavori non richiedono solo capacità specifiche, ma che in entrambi questi mestieri, per essere svolti al meglio, è importante sapersi relazionare con il prossimo”.

C’è un ricordo preciso che la lega al mestiere di suo padre o un aneddoto da raccontare?

“Non ho un aneddoto specifico, ma ricordo che da piccolo, ogni tanto, mio padre mi portava con sé. E anche se probabilmente è un pensiero comune per tutti i bambini che accompagnano il padre al lavoro, quelle azioni che svolgeva quotidianamente, per lui magari a volte monotone e ripetitive, viste con gli occhi di un ragazzo sembravano interessanti e stimolanti”.

Quanto pensa sia importante, anche nelle grandi aziende come Poste, praticare degli sport insieme e rafforzare lo spirito di squadra?

“Credo sia fondamentale. Oggi ci sono studi interi sull’importanza del team building. A volte lo sport consente di tirare fuori certi valori che ci permettono di vedere il collega con il quale hai condiviso la scrivania per anni in maniera totalmente diversa. Per non parlare ovviamente di quanto sia fondamentale l’attività fisica, a maggior ragione per chi trascorre molte ore in ufficio”.

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