Milly Carlucci

Anche lei, la signora del sabato sera Rai, ha dovuto fare a meno del palcoscenico e del suo pubblico durante i mesi del lockdown. Ha risposto organizzando sui suoi canali social il suo “Io resto a casa show”, nel quale ha coinvolto amici e personaggi del mondo dello spettacolo in curiose sfide “casalinghe”. Milly Carlucci ricorda le tante persone che hanno sofferto a causa del coronavirus e quelle che si sono battute in prima linea nelle interminabili settimane dell’emergenza, tra cui i nostri portalettere: Poste, dice, ha avuto un ruolo fondamentale nel consentire agli italiani chiusi in casa di mantenere un contatto con il mondo esterno.

L’emergenza ha modificato il rapporto degli italiani con l’intrattenimento. Molti personaggi televisivi, a partire dagli chef, si sono “spostati” sui social per intrattenere gli italiani. Anche tu hai organizzato un divertente show “casalingo”. Questa esperienza, breve ma significativa, cambierà il modo di fare televisione?
“Credo ci sia una grande voglia di tornare alla tv di qualche mese fa. Ora, in molti casi, non c’è differenza tra quello che succede sul web e quello che accade in tv. Ma la tv non può essere solo collegamenti, opinioni e informazioni a pioggia, deve essere anche intrattenimento, leggerezza e bellezza”.

Nelle emergenze, gli italiani si riscoprono uniti e si radunano davanti alla televisione riscoprendo il valore del servizio pubblico. Quali aspetti ti hanno reso maggiormente orgogliosa di far parte del servizio pubblico nel periodo del lockdown?
“Il fatto di non aver lasciato soli i telespettatori. Eventi come la musica che unisce e la ripresa di “Vieni da me” e “L’eredità” sono stati un bel segnale, considerando lo sforzo e la difficoltà ad approntare protocolli di sicurezza per garantire la salute di tutti. La Rai, essendo la tv di Stato, giustamente deve essere molto rigorosa”.

 Tra i lavoratori in prima linea ci sono stati i portalettere e gli operatori degli uffici postali che hanno garantito la consegna dei pacchi a milioni di italiani costretti a casa, così come la regolare distribuzione delle pensioni. Cosa pensi del ruolo sociale di Poste Italiane?
“Lo ritengo fondamentale, soprattutto in questo periodo. Chi è stato costretto a restare a casa ha potuto avere un legame col mondo esterno e ricevere a casa quello di cui aveva bisogno. Un ruolo importante che in questa emergenza è diventato fondamentale”.

Sappiamo che il virus purtroppo non è sconfitto. Poste ha tra i suoi vanti il fatto di arrivare in ogni angolo del Paese e a tutte le fasce della popolazione. Che cosa possono e devono fare le grandi aziende del servizio pubblico per incoraggiare gli italiani e aiutarli ad avere fiducia nel futuro?
“Devono avere una visione del futuro. È giusto rispettare e condividere il dolore delle persone che perdono i cari, stare vicino a chi sta combattendo, ma anche dare coraggio a chi è spaventato e frastornato e dirgli che si sta pensando a tornare a vivere. Stare chiusi in casa è stato doveroso e saggio, ma non ci si può restare in eterno, bisogna adeguarsi alla realtà e aiutare le persone a trovare un nuovo modo di convivere, in attesa che la scienza trovi la soluzione”.

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