Si chiamano francobolli unusual. Sono fatti di un’altra “pasta” rispetto a quelli incollati normalmente sulle buste e le cartoline. Ma sono comunque emissioni ufficiali e in tiratura limitata. Inusuali, quindi, nei materiali. Questi francobolli hanno forma, colore e a volte anche suono, sapore e odore che li rendono unici nel genere. In Italia come all’estero, un trofeo ambito per ogni collezionista filatelico che può inserirli con orgoglio nel proprio tesoro. Mario, 55 anni, è originario di Albanella, un comune salernitano a pochi chilometri dall’area archeologica di Paestum. Mario si è trasferito a Torino ventotto anni fa per iniziare il percorso professionale in Poste. È tra i collezionisti più appassionati “unusual”. “Avevo da poco preso servizio – racconta – Ho visto i francobolli e i folder e sono rimasto letteralmente folgorato da quel mondo. Praticamente, da allora, non ne sono più uscito”.
La passione per gli “unusual”
Nel 2014 si imbatte nel suo primo unusual. “Ne avevo sentito parlare. Francamente ero incuriosito. Nel periodico controllo delle emissioni ufficiali “convenzionali” estere rapì la mia attenzione una Svizzera del tutto fuori dagli schemi, appunto inusuale. A forma di disco vinilico. Se poggiavi quell’oggetto su un giradischi a puntina, partiva l’inno nazionale svizzero”. Mario oggi ha più di 400 unusual, raccolti in quattro anni con l’aiuto di una squadra di ricercatori esperti e collaudati. “Adoro quelli in velluto a forma di orsacchiotto. Un’emissione congiunta del 2003 tra Gambia, Saint Vincent, Grenada e Sierra Leone”. Quando, però, Mario maneggia l’unusual svizzero del 2001 che dopo 17 anni ancora conserva l’aroma di cioccolato, o quello emesso dal Giappone nel 2017, che ha il gusto di un gelato alla vaniglia, guai ad aver nei paraggi Zeus e Macchia, un Hovawart e un Cavalier King, “i miei cani golosissimi”.
I francobolli in 3d
Sul fronte degli unusual l’Italia non è rimasta a guardare. Anzi è stata tra i primi Paesi a realizzare questa tipologia di francobolli. Mario ovviamente li ha tutti. Si parte da quello emesso nel 1956 in occasione della prima missione dell’Italia all’Onu. Tiratura 20 milioni: “Ha la caratteristica di essere tridimensionale, lo devi vedere con gli occhialini”. Occorre fare un salto di diversi decenni per arrivare al secondo esemplare tricolore. Il 2001 è l’anno di emissione della Francobusta dedicata all’industria serica di Como. Ovviamente in pura seta. Il 2004 è l’anno del francobollo in merletto. ”Quattro anni prima – spiega Mario – la Svizzera ne aveva emesso uno in pizzo San Gallo”.