“C’era quella sensazione di Far West durante il lockdown, e l’Ufficio Postale era diventato un faro nella nebbia”. Con questa metafora cinematografica Serena Dandini sintetizza in modo esemplare quello che l’Italia e la nostra Azienda hanno vissuto nei due mesi che nessuno dimenticherà, chiusi in casa nella lotta al coronavirus. Il suo “Gli Stati Generali” era finito da pochi giorni quando è scattato l’isolamento (“Sono stata fortunata e privilegiata, ho cominciato a scrivere il nuovo libro e in parte l’isolamento mi ha aiutato, perché per qualche ora al giorno mi sono autoimposta di stare quattro ore al tavolino a scrivere”) ma ciò che si è vissuto emotivamente “ce lo porteremo a lungo dentro tutti noi”. L’attenzione di Serena, come spesso nella sua carriera, è rivolta poi alle donne e alle attività antiviolenza che non si sono interrotte durante l’isolamento, a partire dall’app che Poste ha deciso di sostenere tramite i propri Postamat.
Serena Dandini, portalettere e Uffici Postali non hanno mai smesso di lavorare: è qualcosa che si è avvertito a livello sociale?
“È stato un compito fondamentale. Nel momento in cui tutto era chiuso gli Uffici Postali e i portalettere erano veramente un volto umano: anche se non si doveva spedire nulla, faceva comunque piacere sapere che c’era questo presidio. Ci ha dato una grande sicurezza. Perché non dimentichiamo che abbiamo avuto tutti dei momenti di fragilità emotiva, e la presenza di Poste è stato un segno istituzionale”.
Nella tua carriera l’attenzione per le donne è una priorità. Poste Italiane, il 53% dei dipendenti è donna, il 44% dei componenti del Cda è donna e così il 21% delle posizioni Executive.
“È un dato importante. È importante che le donne riescano a rompere il “tetto di cristallo”, una metafora usata per descrivere quella barriera invisibile che troppo spesso non permette alle donne di fare carriera. Quando ciò accade è un esempio bellissimo che serve all’empowerment femminile: tutte le volte che si trova una donna in una posizione insolita e di vertice, è un’iniezione di fiducia, un segno che “si può fare” e che autorizza le ragazze a credere che si possa superare quel famigerato tetto di cristallo. Il mondo cambia e si può cambiare, è qualcosa che non dobbiamo mai dimenticare”.
Purtroppo nel periodo del lockdown sono aumentate le violenze domestiche. Poste ha voluto sostenere le comunicazioni del Dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri contro la violenza sulle donne.
“Si è acuita la violenza casalinga contro le donne in maniera impressionante. Ho scritto un libro, “Ferite a morte” che è diventato anche una pièce teatrale, in cui affrontavo il tema delle violenze domestiche e delle denunce: spesso non ci si interroga abbastanza a fondo sul perché certi casi non vengono denunciati dalle donne. Non è facile farlo se di fronte si ha il padre dei propri figli, la persona con cui si è costruita una vita intera. I numeri durante il lockdown sono stati scoraggianti. Ma va sottolineata l’importanza dell’app e del 1522 e che i volontari dei centri antiviolenza hanno continuato a lavorare con lo stesso coraggio anche durante l’isolamento. Al pari dei medici, dei portalettere e dei commessi del supermercato, anche loro hanno fornito un servizio vitale per le persone ed è giusto ricordarlo”.