Un viaggio on-the-road degli ospiti di una casa di riposo che si imbarcano in un’avventura da Roma fino al Salento e vogliono sentirsi liberi e vivi nonostante l’età avanzata: è la trama di “Free-Liberi”, il film di Fabrizio Maria Cortese in uscita il 29 ottobre, che vuole portare una ventata di ottimismo e speranza e celebrare il bello di avere sogni e aspirazioni a tutte le età. Tra i protagonisti di questa avventura c’è Sergio Friscia, attore palermitano capace di alternare ruoli comici e drammatici, come quello del malavitoso Nardo Abate nella fiction “Squadra Antimafia”.
Sergio, che significato ha parlare di libertà in questo momento storico?
«Nella drammaticità del momento che stiamo vivendo, Fabrizio Maria Cortese è stato molto bravo a costruire una storia surreale ma molto tenera, che tocca le corde dell’anima e fa emozionare. Chiunque di noi abbia un nonno, uno zio, un parente nei centri per anziani sa bene quanto sia presente la voglia di libertà e di vivere i sentimenti, a partire dall’amore, a tutte le età. Il regista ha messo insieme personaggi stravaganti interpretati da attori straordinari come Antonio Catania, Ivano Marescotti, Enzo Salvi, Marco Marzocca e una impeccabile Sandra Milo per compiere una missione segreta. Durante il lockdown, ci siamo resi conto di quanto la libertà sia importante e forse oggi diamo anche più valore ai sentimenti ‘antichi’, come quando da bambini osservavamo i nostri nonni mano nella mano. Il film è anche un inno a questi valori».
Come si colloca questa prova nel tuo percorso attoriale?
«Personalmente, ho sempre cercato di essere poliedrico: ho impiegato 15 anni per superare i pregiudizi di chi pensava che potessi interpretare solo ruoli comici. Sono pregiudizi che appartengono più al “sistema” che al pubblico, che invece è capace di apprezzare gli attori in diverse chiavi. Inoltre, avere la vocazione comica, dà una marcia in più. Tecnicamente significa, quando si interpreta un ruolo drammatico, spogliarsi di tutte le caratterizzazioni. È un valore aggiunto. Nel film di Cortese, Enzo Salvi si distingue per essersi spogliato della “maschera” che lo ha reso famoso al grande pubblico: il risultato di questa interpretazione “naturale” è grandioso».
Uscire al cinema il 29 ottobre è quasi una scommessa. Da showman e attore come vivi questa fase di “distanziamento” dal pubblico?
«Per chiunque stia dietro a uno spettacolo, soprattutto per le maestranze, è un problema grandissimo. Ho vissuto sulla mia pelle il rinvio del musical di Aladdin al Teatro Brancaccio di Roma. E anche negli show televisivi, fare programmi come “I soliti ignoti” senza il pubblico in studio è come stare su un altro pianeta. Mi auguro che il problema si risolva quanto prima o che si trovino delle soluzioni come, con prontezza, viene fatto per il calcio».
La riscoperta di alcuni valori “antichi” ha a che fare anche con la scrittura delle lettere. Che rapporto hai con questo mezzo considerato in via di estinzione?
«Ho conservato quelle ricevute con i profumi delle ex fidanzatine ai tempi della scuola, così come le cartoline dei compagni di classe. Ogni tanto scrivo ancora perché scrivere ha qualcosa di magico, è qualcosa di straordinario. Ben venga la corrispondenza tradizionale, qualcosa di antico da conservare e di dolce come i valori che ci hanno trasmesso i nostri nonni».