Poste Italiane e La Gazzetta dello Sport ancora una volta insieme per celebrare un campione dello sport: è disponibile una cartella filatelica dedicata al ciclista Gino Bartali affrancata e annullata e una tessera con i due francobolli emessi in occasione del 20esimo anniversario della scomparsa e nel 2000 per celebrare la “festa dello sport”. In copertina è raffigurato il volto del campione toscano e una foto d’epoca e all’interno si intravedono le prime pagine della Rosea che raccontano le grandi vittorie del Giro d’Una cartella filatelica per celebrare il mito di Gino BartaliItalia. Per tutti i collezionisti sarà possibile acquistare in edicola il prezioso raccoglitore filatelico a 12,90 euro più il costo del quotidiano: un’iniziativa che vuole avvicinare gli appassionati sportivi al mondo della filatelia.
Campione in sella, Giusto nella vita
Gino Bartali è stato uno dei più grandi ciclisti della storia. Nasce il 18 Luglio del 1914 a Ponte a Ema in provincia di Firenze. Professionista dal 1934 al 1954, nella sua lunga carriera ha collezionato numerose vittore di prestigio tra cui 3 Giri D’Italia (1936-1937-1946), due Tour De France (1938-1948), quattro Milano-Sanremo e tre giri di Lombardia. Oggi Gino Bartali viene ricordato non solo per le sue incredibili gesta sportive ma anche per il suo esemplare impegno umano nella vita. Durante la Seconda Guerra Mondiale entrò a far parte di una rete di salvataggio clandestina trasportando documenti falsificati nella canna della sua bicicletta e contribuendo alla salvezza di più di 800 ebrei. Nello stesso periodo nascose per mesi la famiglia Goldemberg, di origine ebraica, in una cantina di sua proprietà a Firenze. Gino Bartali non volle mai raccontare le sue gesta. Al figlio Andrea confidò: “Devi fare del bene ma non devi parlarne. Se ne parli, stai approfittando delle disgrazie altrui per il tuo guadagno”. Gino Bartali si spense nella sua casa di Firenze il 5 maggio del 2000. Medaglia d’Oro al Valore Civile” nel 2005, nel 2013 è stato dichiarato “Giusto tra le Nazioni” dallo Yad Vashem, l’Ente israeliano per la Memoria della Shoah.