Dopo sei mesi di attesa, giovedì 15 ottobre torna “Doc – Nelle tue mani”, la fiction di Rai1 che racconta la storia del dottor Andrea Fanti. Abbiamo incontrato il suo protagonista, l’attore Luca Argentero, alla Casa del Cinema di Roma.
Luca Argentero, quello del tuo “Doc” può essere definito un viaggio dell’eroe per tanti motivi, non da ultimo per il fatto che, attraverso tante prove e difficoltà, si trova a conquistare una nuova consapevolezza di sé e del mondo. Com’è andato questo viaggio?
“È stata un’avventura incredibile, ma ero consapevole fin dalla lettura delle sceneggiature che sarebbe stato un bel viaggio. La storia rispetta quasi tutte le regole del famoso viaggio dell’eroe che si studia quando si inizia ad affrontare il mestiere dell’attore e questo è bellissimo perché non sempre capita di prendere un personaggio da un punto A e portarlo ad un punto B. Nel caso di Doc, la cosa pazzesca è che, almeno a livello drammaturgico, al punto di partenza c’erano ben tre personaggi diversi. Quello che doveva arrivare allo spettatore è proprio che il personaggio di Andrea Fanti era l’evoluzione di un’evoluzione, quindi nella prima puntata non raccontiamo solo l’incidente ma anche com’era lui nel suo passato di giovane medico, e presentiamo l’Andrea Fanti che sarebbe diventato il vero Doc della serie. È un triplo salto mortale carpiato perché il viaggio era molto articolato già in partenza. Senza contare che quello vero e proprio doveva praticamente iniziare”.
E ancora non sappiamo dove lo porterà.
“No, infatti. Ci siamo interrotti sul più bello, anche se non proprio a metà del viaggio. Gli ultimi quattro episodi subiranno un’accelerata repentina, succederanno tantissime cose: alcune strade porteranno a dei veri e propri finali, altre storie invece resteranno in sospeso e aperte come nella migliore tradizione delle serie tv”.
C’è qualcosa che Doc ti ha dato e qualcosa che invece tu hai lasciato a lui?
“Da un punto di vista emotivo mi ha lasciato tantissima stanchezza: è stato un lavoro veramente molto faticoso, tanto che ad un certo punto ero un po’ esaurito (ride, ndr). Soprattutto in questa prima parte della stagione, ho dovuto lavorare sull’elaborazione del lutto rispetto alla perdita di un figlio – una delle dinamiche principali del personaggio – senza però averne memoria. È stato difficile perché un conto è avere a disposizione del materiale per elaborare il lutto, ma se neanche lo ricordi e lo scopri e basta, è doppiamente doloroso. Senza contare che tutto questo succedeva quando la mia compagna era incinta, quindi ho fatto tantissima fatica emotiva. Alcune volte tornavo a casa ed ero proprio sfinito, perché magari passavo la giornata a disperarmi, a piangere, ma poi tornavo in una bolla di felicità estrema”.
E tu invece, che cosa hai lasciato a Doc?
“Io sono un entusiasta e tendo ad avere tantissima energia, ma poche volte nella mia carriera mi è capitato di andare tutti i giorni sul set con un tale entusiasmo, anche dopo così tante settimane di riprese. Sono stati più di sei mesi di lavoro e ogni giorno andavo sul set con tanta voglia di iniziare a lavorare. Credo che il personaggio abbia beneficiato di questa energia, di questa voglia di fare e di riscattarsi da un avvenimento così traumatico, e questo si vede”.
Durante il lockdown, oltre ai medici e agli operatori sanitari, sono state tante le categorie professionali che hanno continuato a lavorare nonostante l’emergenza, come i lavoratori di Poste Italiane. Vedi un parallelismo in questo?
“Sì, questo è vero per tutti coloro che, in un momento di grande emergenza, non solo non hanno mai interrotto il loro lavoro ma anzi, sono stati costretti a continuare a farlo nelle condizioni peggiori che si possano immaginare. Tutti coloro che si sono messi a disposizione degli altri in un momento del genere meritano il titolo di eroi”.
Ecco il video dell’intervista a Luca Argentero