È un periodo artisticamente felice per Grazia Di Michele, quattro partecipazioni a Sanremo e tante canzoni memorabili nella storia della musica italiana. Insieme ad altre artiste doc, come Rossana Casale e Mariella Nava, Grazia è l’interprete di Segnali Universali, il nuovo singolo che sembra arrivare sulla scena della musica italiana come un monito: il brano racconta l’urgenza di recuperare la “capacità di ascolto”, ovvero di ritrovare nelle vicissitudini dell’esperienza individuale e collettiva, le ragioni della propria esistenza. In questa intervista, Grazia Di Michele racconta dei suoi progetti musicali svelando anche qualche curiosità sul suo rapporto con il mondo Poste.
Grazia, come è nata l’idea di Segnali Universali?
“Io, Rossana Casale e Mariella Nava siamo innanzitutto tre amiche che amano confrontarsi quotidianamente su vari argomenti. E, negli ultimi tempi, ci è capitato sempre più spesso di condividere alcune riflessioni sul mondo. Abbiamo convenuto che esistono dei segnali inequivocabili di come la natura, per certi versi, ci stia comunicando la sua volontà di essere ascoltata. Da questa riflessione comune, nasce l’idea di questo brano”
“Cantautrici” è il nome di un più vasto progetto attraverso cui vi state impegnando a promuovere la musica d’autore femminile. Quanto c’è bisogno di riprendere questo tipo di musica al giorno d’oggi?
“Il bisogno c’è ed è molto forte. L’ho sperimentato nel corso del nostro tour, durante il quale ho notato di quanto sia forte l’interesse, anche delle nuove generazioni, per questo tipo di musica di cui io e le mie amiche Rossana e Mariella siamo in un certo senso protagoniste. C’è stata una risposta molto attenta, nonostante il genere di musica che si ascolta ora, sia molto differente da quello di un tempo. Ma sono convinta che questo momento di crisi, causato dalla pandemia, abbia come risvegliato qualcosa in ognuno di noi. E che oggi vi sia quasi l’esigenza di riappropriarsi di un certo modo di ascoltarsi e di “ascoltare” la musica”.
Una curiosità: è vero che tuo padre sognava per te un futuro alle Poste?
“È tutto vero. Quando ero piccola, mio padre voleva a tutti i costi farmi lavorare in Poste. Ed anche io avevo iniziato ad accarezzare l’idea. Poi ho preso un’altra strada, data la mia passione per la musica. Ma di Poste Italiane conservo un’immagine sempre molto positiva”.
E parlando di Poste Italiane, per prima cosa, cosa ti viene in mente?
“Mi viene in mente una bellissima mostra che visitai qualche tempo fa alla Galleria dell’Oca a Roma, dedicata proprio alle Poste. Mi innamorai letteralmente di un quadro, che alla fine decisi addirittura di acquistare. Raffigurava degli stralci di lettere scritte dai soldati al fronte, con tanto di francobolli dell’epoca. Oggi questo quadro è sopra al mio letto ed ogni mattina, quando mi sveglio e lo guardo, mi suscita delle sensazioni bellissime. Le poste sono in grado di regalare anche queste emozioni”.
Ricordi una lettera in particolare che ti è capitato di spedire o di ricevere a cui sei particolarmente affezionata?
“Come no, ce ne sono tantissime, così come di pacchi. Ne ricordo uno, speditomi da alcuni miei fan. Un pacco enorme, mai visto così grande. Lo apro e dentro c’erano una serie di gadget, tutti con impresso il mio nome: una maglietta, una penna, una gomma. E persino il parasole dell’auto con l’immagine del mio viso. Fu un omaggio che apprezzai molto, per la grande tenerezza che mi trasmise”.
Ci sono lettere che sono in grado di raccontare un’intera vita: lettere scritte ad un genitore, ad un’amica, all’innamorato. Quali sono state le “tue” lettere che ricordi con maggiore emozione?
“Di lettere ad un mio ex fidanzato ne ho inviate e ricevute tantissime. A me è sempre piaciuto scrivere. Ricordo ancora oggi la trepidazione con la quale attendevo l’arrivo del postino. Appena vedevo che la grafia era quella della persona che amavo e che in quel momento era lontana, il cuore iniziava a battermi forte. Ancor oggi comunico attraverso le lettere: mi sembra un buon modo, forse non più tanto utilizzato ahimè, per trasmettere la propria anima”
Grazia Di Michele, c’è un passo, in qualche tua canzone, nel quale si parla di Poste, di lettere spedite o ricevute?
“Ce ne sono molte. Ne ‘L’amore non detto’, ad esempio, brano nel quale descrivo un amore mai esplicitato, la lettera rappresenta un concetto ricorrente e centrale”.