Le lettere sono spesso fonte di ispirazione anche per un cantante. Lo confermano le testimonianze che Poste News ha raccolto tra alcuni grandi artisti della musica italiana. “Scrivere musica per me è un’urgenza, una necessità. Non lo faccio per business e mai l’ho fatto”, racconta Marina Rei, tornata con un nuovo disco di inediti, dal titolo decisamente evocativo in un periodo critico come quello che stiamo vivendo per l’emergenza sanitaria. Di lettere “e arrivavano molte, ora sono solo mail. Ricordo quando facevamo i tour radio e si girava tutta Italia. Trovavamo delle lettere che arrivavano direttamente nelle radio. Erano parole di ragazzi e di ragazze che facevano complimenti, spesso mi raccontavano la loro vita e quanto la musica li avesse curati e aiutati nei momenti difficili. Rispondevo soprattutto a chi mi sembrava che avesse maggior bisogno di una parola di conforto e di vicinanza. Dopo tanti anni alcuni fan li trovo ancora ai miei concerti. E ancora oggi ci scriviamo via mail”.
Questione di famiglia
Luca Carboni, intervistato da Angelo Ferracuti, si definisce “un grande scrittore di lettere”. “Forse – racconta – perché negli anni ’70, quelli della mia adolescenza”, continua a dire, “avevamo già a disposizione uno strumento che permetteva una grande facilità e velocità di comunicazione: il telefono. Questo strumento ha permesso alla mia generazione di essere facilmente in contatto con le persone amate”. Quando iniziò la sua carriera arrivavano a casa sua molte lettere di suoi fan: “Mio padre, pensa, le ha conservate tutte dentro delle scatole, in cantina, oggi sono state sostituite dai messaggi sui social”. Ma le più gradite sono state quelle della posta domestica scritte dai genitori e consegnate tra le quattro mura di casa, una sorta di rito a casa Carboni. “Mio padre mi raccontava delle sue difficoltà a scuola con l’italiano, il terrore per i temi, ma verso i cinquant’anni cominciò all’improvviso a scrivere lettere molto ispirate e profonde a noi familiari”, racconta di quelle comunicazioni intime pensate dall’impiegato dell’azienda di giocattoli, fatte di “lettere bellissime che colpivano al cuore, commuovevano e aiutavano a fare il punto sulla nostra esistenza e davano molti stimoli”. E poi quelle notturne, scritte in punta di penna da sua madre Franca: “Ci lasciava i suoi pensieri profondi sul senso della vita su foglietti volanti che da ragazzi trovavamo sul letto quando si rientrava tardi la notte”.