Sono molti gli scrittori che, nelle interviste a Postenews, hanno parlato con noi di ricordi ed emozioni collegati alle lettere e alla nostra Azienda. Tra di loro Claudio Magris, che spiega di ricevere ancora oggi molte lettere: “Percepisco questo come un’aggressione del mondo, quindi apro tutto freneticamente per liberarmene. Passo molte ore a scrivere, è faticoso ma non riesco a non rispondere, sia a Macron, che mi ha scritto pochi giorni fa, o uno sconosciuto, il rapporto con l’altro è sempre alla pari”. Magris sostiene che nelle lettere c’è una musica, quella del rapporto con il destinatario, che “può essere un brano di Schönberg o uno stridulo”, mentre la mail è una comunicazione, “un mondo senza lettere mi è impensabile, se scompariranno sarà una perdita, compensata forse da questa moltiplicazione di documentazioni”.
Le missive da conservare
Singolare è il ricordo di Carlo Lucarelli che parla di una lettera alla quale tiene molto, ricevuta dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dopo la puntata di “Blu notte”, la nota trasmissione di Rai3, dove raccontava le stragi sul lavoro, “la conservo come una medaglia”, commenta, mentre anni fa trovava puntualmente nella sua cassetta delle missive criptiche scritte a mano e spedite da un tizio che non si firmava e parlava dei misteri italiani, “una volta ne ho ricevuta una dove c’era scritto: se vuole sapere tutto sulla Strategia della tensione, chiami questo numero”, racconta divertito. Infine, Dacia Maraini: “Ho scritto molte lettere ma non ho mai pensato di conservarle. Curiosamente, ora che si scrivono le lettere via e-mail penso più spesso a come conservarle. Mi preoccupo più di quando scrivevo lettere su carta e le spedivo per posta. In effetti la conservazione, con lo sviluppo della tecnologia, è diventata un problema. La tecnologia velocizza tutto, ma rende ogni cosa più volatile ed effimera. Voglio dire che gli strumenti elettronici cambiano in continuazione e quindi è difficile fare archivio”.