Giornalista, conduttrice del Tg1, co-conduttrice dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, dove ha fatto il pieno di applausi con un monologo dedicato alla libertà di stampa. Emma D’Aquino guarda da un punto di vista autorevole il mondo che cambia.
In questo contesto di emergenza sanitaria qual è il ruolo dell’informazione?
“Su questo fronte posso dire di avere una visione privilegiata perché, da quando l’epidemia è esplosa, ho sempre lavorato, conducendo anche diversi speciali del Tg1. Il Covid ha monopolizzato gran parte della programmazione dei telegiornali e non solo. Noi abbiamo cercato di fare quello che facciamo sempre: informare su ciò che stava succedendo e che poteva accadere. È chiaro che questo spesso ha spaventato il pubblico. Ma il dovere di una testata giornalistica è sempre quello di informare. Così come del resto continuiamo a fare oggi, raccontando le esperienze legate al Covid, la rinascita e la voglia di ripartire, purtroppo in parte frenata dalla ripresa dei contagi”.
Il Covid ha travolto anche il mondo dello spettacolo, al punto che si dibatte sull’opportunità di organizzare il Festival di Sanremo anche senza pubblico. Che idea ti sei fatta in merito?
“Quando tutto è cominciato pensavo che sarebbe stato impossibile creare un dibattito all’interno di uno studio senza pubblico. Non mi era mai capitato poi mi sono resa conto che non è una situazione così drammatica, a patto che chi conduce riesca ad avere un rapporto di dialogo a distanza con gli ospiti. Per quanto riguarda Sanremo, ti rispondo in base alla mia esperienza, non posso rispondere per i cantanti: le risate, i silenzi, i mormorii del pubblico ti fanno capire se stai ottenendo il risultato che cercavi. Il pubblico ti trasmette tantissimo. Detto questo, comprendo i dubbi di Amadeus, ma credo anche che due fuoriclasse come lui e Fiorello siano in grado di condurre uno show come Sanremo anche a porte chiuse. Ovviamente non è quello che ci auguriamo, ma mi dispiacerebbe che gli italiani venissero privati del Festival”.
Pensi che dovremo abituarci a fruire diversamente degli spettacoli?
“Noi non ce ne rendiamo conto ma, dopo lo sgomento iniziale, ci siamo già abituati”.
Da cittadina, invece, hai modificato le tue abitudini di consumo?
“Come tutti, ho incrementato il ricorso all’e-commerce. Ma, in generale, sono sempre stata molto attenta a tutti gli strumenti che contribuiscono a semplificare la vita. Quello dei pagamenti digitali, per esempio, è un mondo meraviglioso”.
Cosa consiglieresti a Poste Italiane per avvicinarsi ancora di più ai clienti?
“Semplificare. A volte mi scontro con la burocrazia. Poste, come gran parte delle aziende di servizi, in questo senso è al passo con i tempi. Bisognerebbe sempre porsi questa domanda: ma io sto semplificando processi per i clienti? Basterebbe sempre farsi questa piccola domanda per rendere i servizi sempre più efficienti”.