Miriam Galanti, giovane attrice mantovana, nota al pubblico per aver partecipato a diverse pellicole tra cui il film “Scarlett”, si trasferisce giovanissima a Roma per studiare nel Centro Sperimentale di Cinematografia dove si diploma nel 2015. Grazie a questo prestigioso biglietto da visita, inizia a lavorare a teatro, in televisione e al cinema. È famosa in tv per aver interpretato un ruolo nelle fiction “Che Dio ci aiuti” e “Don Matteo”. Contemporaneamente, a teatro, interpreta testi di Checov, Shakespeare e di autori contemporanei come Mamet, Kelly e Pinter. Ultimo tra i suoi lavori, a dicembre scorso, lo spettacolo “After the end”, dove ha recitato accanto a Federico Rosati al Brancaccino di Roma.
Miriam, nel 2014 alla Mostra del Cinema di Venezia hai vinto il premio di giovane talento del cinema italiano con il cortometraggio “Metamorfosi”, dove hai affrontato lo scottante tema della violenza sulle donne
“Fu un’esperienza lavorativa e professionale molto intensa. Il progetto venne scelto dal Ministero dell’Interno per rappresentare l’Italia in Europa nella lotta contro la violenza sulle donne. Ricordo che sul red carpet di Venezia ero terrorizzata: non sapevo come muovermi e cosa fare, quasi volevo scappare. Ma quell’esperienza è stata anche l’occasione per conoscere tante donne, che mi hanno raccontato le loro toccanti storie di violenza subita”.
Negli anni ti sei distinta per il tuo impegno contro la violenza di genere. Credi che qualcosa stia cambiando?
“Un po’ sì. Già il fatto che se ne parli di più, è una conquista. Quello della violenza sulle donne non è più un argomento tabù e questa è già una vittoria. Molto, però, si deve ancora fare. La nostra società è ancora troppo patriarcale. La violenza fisica e psicologica nei confronti delle donne esiste ancora”.
Quali sono stati i lavori che ti hanno consentito di fare il grande salto, come attrice e come professionista?
“Direi ‘Metamorfosi’, prima di tutto. Un lavoro che mi ha anche permesso di indagare in modo profondo su me stessa. E poi il film ‘In The Trap’, dove interpreto un personaggio dark, misterioso, sensuale, claustrofobico, totalmente l’opposto di quello che io sono nella vita reale. Una bella sfida, che ho vinto: soprattutto all’estero, il film, ha avuto un grandissimo successo”.
Da metà settembre sei in televisione al fianco di Dario Vergassola nella conduzione di “Sei in un paese meraviglioso” in onda tutti i martedì su Sky Arte. Che tipo di esperienza è per te?
“E’ un’esperienza divertente. Questa trasmissione è un dono che la vita mi ha portato, inaspettato. Lavorare con Dario è magnifico, è una persona di enorme sensibilità. E poi la mia passione è sempre stata quella di viaggiare. Vi lascio dunque immaginare che piacere sia stato condividere questa esperienza”.
Usiamo sempre più app e tecnologia per scambiarci messaggi, invece di recarci fisicamente in posta. Come valuti questa tendenza?
“La valuto in modo positivo. Oggi, ad esempio, con l’app di Poste si può davvero fare tutto. È uno strumento che ti semplifica la vita”.
C’è una lettera, spedita o ricevuta, che ricordi con particolare emozione?
“Si, ed è una lettera che mia mamma mi inviò qualche tempo fa, in occasione del mio compleanno. Eravamo lontane, io ero a Roma. Una lettera nella quale mi scrisse delle cose che non mi aveva mai detto. Quella lettera ancora la conservo. E ogni tanto me la rileggo. Ogni volta è un’emozione”.