“I comici possono dire cose sbagliate, mandare messaggi contraddittori e ambigui; la comicità è destruens non construens, specie se satirica”. Ne è convinto Saverio Raimondo impegnato tutti i lunedì alle 23 su Rai4 con il suo nuovo programma: “Pigiama Rave”, un late night show di ultima generazione, con protagonisti ospiti del mondo dello spettacolo, dello sport, del costume, della musica, della cultura. In passato al timone di CCN – Comedy Central News, sempre su Rai3 con “Le Parole della Settimana”, “il più bravo comico in circolazione” secondo Aldo Grasso, Saverio Raimondo da casa sua intrattiene il pubblico assieme ai suoi ospiti con rubriche, giochi e battute “rigorosamente in pigiama” che – assicura – “cambierà ogni settimana!”. Una chiacchierata con il comico romano è una chiacchierata ricca di risate e satira: a Postenews Raimondo racconta della sua “nuova sfida creativa”, ricorda che “la comicità non deve essere presa sul serio, né prendersi sul serio” e parla del rapporto con le Poste: “Sono sempre felice quando qualcuno mi scrive – dice ridendo – anche se si tratta di una multa”.
Lunedì 7 dicembre è iniziato il tuo nuovo show con la regia di Massimo Caliendo. Su Rai4 sperimenti un nuovo modo di fare televisione.
“È un programma ‘fatto in casa’: gli ospiti sono in collegamento dalle rispettive abitazioni. Il pubblico ha la possibilità di scoprire qualcosa in più su quei personaggi proprio grazie agli sfondi dei collegamenti. Ogni ospite viene invitato a mostrare la propria casa. Libri, mobili, oggetti: si può capire tanto della loro personalità. Scopriremo delle curiosità degli ospiti “esplorando” casa loro. Pigiama Rave gioca a fare la tv in modo ironicamente amatoriale. E poi è il primo programma ad avere un vero e proprio dress code: il pigiama appunto, che ben si concilia all’orario tardo dello show. Facciamo la tv come la si guarda a quell’ora, in pigiama. E poi di notte ci si lascia un po’ andare: è un programma divertente socialmente. Dove si ride e si scherza di tutto. Pigiama Rave si impegna inoltre a farsi promotore di una piccola, ma significativa battaglia: promuoverà, in tv e online, una petizione per abolire per sempre l’anno bisestile, da sempre funesto ma mai come quest’anno”.
Si può ridere del virus?
“Per un comico un momento di disagio è un momento di ispirazione. Il comico nel disagio trova terreno fertile ma attenzione: la comicità deve fare ridere. E deve essere irriverente. È una sfida riuscire a far ridere lì dove è davvero difficile ridere. Con il programma cerchiamo di essere divertenti, allegri. Offriamo al pubblico un lunedì sera alternativo all’insegna del divertimento e dell’ironia ma che racconta il presente. Abbiamo necessità di divertirci, di ritrovare un po’ di leggerezza: è una necessità salubre, proviamo a rispondere alla necessità di leggerezza. Trovo poi che questo periodo rappresenti l’occasione per la tv di riscoprirsi trasgressiva. Mentre il web si sta dimostrando conservatore e moralista. Il mio è un esperimento che nasce dal web e arriva in tv. Ho sperimentato su Youtube, nei mesi del primo lockdown, le dirette con gli ospiti: è stato un laboratorio, ho preso dimestichezza e ora eccomi qui. Il mio vuole essere un programma antiretorico: oggi in tv ne ascoltiamo davvero troppa. Ci vorrebbe un vaccino per la retorica”.
A ottobre hai tenuto il tuo ultimo spettacolo dal vivo
“Sì, al Monk di Roma è andato in scena il mio ultimo spettacolo di stand-up comedy prima di un ritiro dalle scene causa pandemia. Spero di tornare dal vivo in un tour estivo. Intanto in arrivo ci sono nuovi progetti: un nuovo libro di satira feroce e poi il mio debutto al cinema in un film con Pietro Sermonti e Ilenia Pastorelli”.
Se dico Poste a cosa pensi?
“Sono sempre felice quando trovo una lettera nella cassetta della posta, fosse anche una multa. Ho ricevuto anche lettere da ammiratrici: le donne si sa, sono più romantiche e mi è capitato che in radio o presso la redazione del programma arrivassero lettere indirizzate a me. Una lettera porta sempre con sé l’emozione intensa della curiosità. Ma in questo periodo penso soprattutto ai pacchi che abbiamo ricevuto o inviato. L’immagine che più vorrei portarmi dentro di questo periodo non è tanto quella delle mascherine o del gel per le mani ma quella dell’ascensore vuoto con dentro un pacco per noi. Quel pacco ha rappresentato, in un momento di totale isolamento, un contatto con l’esterno. Meno male che Poste Italiane ha continuato il suo lavoro”.