Ricordate in primavera gli striscioni con disegnato un arcobaleno e la scritta “Andrà tutto bene”? O il famoso “Ne usciremo migliori?”, una delle affermazioni più ripetute durante il primo lockdown? “Non è successo nulla di tutto ciò. Siamo sempre gli stessi”. Ne è convinta Veronica Gentili, giornalista e conduttrice, che si racconta e “racconta questo strano periodo” nel suo primo libro “Gli immutabili”, edito da “La nave di Teseo”. Un “diario semiserio di una pandemia” in cui Gentili riflette sui mesi che hanno cambiato la nostra quotidianità, un diario a tratti intimo che diventa un racconto collettivo. “I giorni si sono sommati ai giorni, la vicenda ha perso compattezza, l’unicità dell’episodio si è slabbrata in una sfilza di settimane malaticce e tutte uguali. E la pandemia ha perso il tono muscolare, trasformandosi in una flaccida signora di mezza età che in spiaggia nessuno più si gira a guardare: la cronaca” scrive la conduttrice di “Stasera Italia Weekend”, il talk di Rete4 dedicato alla politica e all’attualità. A Postenews parla dell’estate trascorsa “in diretta”, dell’importanza “di studio e disciplina” e di una battaglia ancora da combattere “la solidarietà femminile”. Una chiacchierata – quella con Veronica Gentili – senza filtri: “Io? Tendo a non bleffare mai – racconta la giornalista – che ci rivela: ho ancora conservate tutte le lettere del mio primo fidanzato”.
È appena arrivato in libreria il tuo primo libro “Gli immutabili” che mette insieme l’ironia del racconto e l’analisi giornalistica.
“È stato il mio diario di quarantena. L’obiettivo era quello di fare un ritratto collettivo di questo nostro strano periodo. Ho raccontato tante di quelle cose che ho provato e vissuto in questi mesi. E di come questa lunga quarantena ha cambiato la nostra quotidianità. Scrivere, specie nel periodo del primo lockdown, mi ha aiutata a mettere insieme i pensieri: osservavo quello che accadeva in casa e fuori casa. Dall’andare a fare la spesa alle dinamiche domestiche e relazionali. Ho iniziato a scrivere il libro all’inizio della prima ondata e l’ho ripreso dopo la mia lunga maratona televisiva (ha condotto Stasera Italia Estate in diretta sette giorni su sette, ndr). Quello che ho notato è che siamo rimasti gli stessi di prima. “Ne usciremo migliori” è un inganno. Credere che un virus cambiasse la nostra natura è stato un peccato d’ingenuità. Quello che è cambiato è il mondo fuori: ci siamo trovati davanti a delle accelerazioni importantissime. Penso ad esempio allo smart working”.
Questa estate sei andata in onda in diretta sette giorni su sette.
“Ho fatto 99 puntate consecutive. È stato il mio “lockdown televisivo” arrivato dopo il lockdown vero: intensi tutti e due. La trasmissione è stata per me un osservatorio privilegiato. Fare il giornalista in pandemia è come una chiamata alle armi. In un momento in cui tutto è sospeso tu non ti puoi fermare”.
La fascia oraria televisiva del tuo programma è una fascia tipicamente “rosa”. Se ti proponessero una prima serata?
“Direi di sì volentieri. Anche se è l’orario dell’access prime time a me piace molto. E poi non è facile: l’ambito della politica è restio ad accogliere novità”.
Che rapporto hai con la corrispondenza?
“Ricevo molte lettere in redazione: una lettera porta sempre con sé una grande poesia e io sono molto affezionata a quelle scritte a penna. Scrivevo tantissime lettere quando ero al liceo: specie al mio primo fidanzato. Non nascondo di conservare ancora oggi tutte le lettere che mi mandava. Senza dimenticare le cartoline che puntuali arrivavano a fine estate: quelle dei nuovi amici conosciuti in vacanza. Scrivere una lettera o una cartolina richiede del tempo e attenzione: è qualcosa che resta. Quando si scrive poi, si riflette. Le parole vanno pensate, ponderate. Un tempo si scriveva una lettera e la si spediva: non si poteva tornare indietro perciò si sceglievano bene le parole da usare. Oggi invece addirittura possiamo eliminare un messaggio appena scritto su WhatsApp”.
E le app di Poste? Le usi?
“Sì. Sono un salto in avanti. Essenziali per ottimizzare i tempi. E visto che viviamo in un mondo dove non abbiamo mai tempo ben venga l’uso della tecnologia. Oggi la richiesta principale è il tempo, quasi più del denaro”.