Autoctoni, italiani e per tutte le tasche: il Belpaese si conferma protagonista nelle vendite di spumanti nel mondo anche nell’anno del Covid-19. E i consumatori più “casalinghi” di sempre dimostrano, nonostante tutto, di non voler rinunciare a un simbolo delle feste che registra però un effetto sostituzione: giù i top di gamma, Champagne in primis, su i prodotti più accessibili. Il risultato, secondo le stime sui consumi di bollicine nelle prossime festività rilasciate dall’Osservatorio del Vino di Unione italiana vini (Uiv) e da Ismea, è in linea con lo scorso anno sul fronte dei volumi, con 273 milioni di bottiglie tricolore vendute nel mondo sotto le feste (+1,3% sul 2019) di cui quasi 74 milioni in Italia (-2,3%), per un totale su scala globale di oltre 1,6 miliardi di calici made in Italy alzati.
Una festa “autoctona”
Diverso invece il trend a valore, segnalato complessivamente in contrazione del 9% tra domanda interna ed estera. Saranno oltre 77 milioni le bottiglie di bollicine consumate in Italia tra Natale e Capodanno, di queste solo 3,5 milioni parleranno straniero sulle tavole delle feste più autoctone degli ultimi anni. Complessivamente a Natale e Capodanno si stapperà un po’ meno (-2,8%) ma soprattutto per effetto del calo degli sparkling d’importazione (-12,5%), con lo spumante italiano a -2,3% (quasi 74 milioni di bottiglie). Va meglio l’export tricolore, in crescita del 2,7% con quasi 200 milioni di spumanti italiani prossimi al consumo. Secondo il forecast Uiv-Ismea, le prossime feste varranno circa il 35% delle vendite annuali di sparkling in Italia, grazie alle vendite in Gdo e nei canali off-trade che terranno a galla un mercato del fuori casa in coprifuoco.