“Caro Babbo Natale, fai smettere il Coronavirus”: la piccola Susanna ha scritto poche semplici parole sulla letterina di Natale che ha consegnato a Poste Italiane. Susanna vive in Abruzzo, come Giorgio, che scrive: “La tragedia più grande è che forse non posso trascorrere il Natale con tutta lamia famiglia. Perciò il mio obiettivo è fare del mio meglio per eliminare il Covid. Sto passando un periodo un po’ difficile della mia vita perché sto frequentando molto poco il mio migliore amico e un po’ ci soffro”. E ancora Stefano, sempre dall’Abruzzo: “C’è in corso una pandemia per colpa di un virus, perciò siamo stati per un lungo periodo a casa (che noia!) ma ora per fortuna possiamo andare a scuola ed è molto meglio”.
Come in una favola
Che gli adulti si prendano l’impegno di confermare, ogni anno, che Babbo Natale esiste dovrebbe essere regolato da qualche sorta di legge. E per fortuna ci sono iniziative come “la Posta di Babbo Natale” a dare una mano a raccontare la favola di questo giorno, soprattutto in un anno difficile come il 2020. Questo servizio di Poste Italiane sembra uscito da un film natalizio in cui non riuscirebbe a trattenere le lacrime neanche il più burbero degli spettatori. “È un raggio di sole –dice Luigia, che se ne occupa al CMP di Fiumicino – Spesso mi commuovo, perché ultimamente il Paese non sta passando un bel momento e i desideri dei bambini si sono ridotti”. Molte lettere arrivano grazie alla collaborazione delle scuole, che le raccolgono tra i piccoli studenti: “Ne arrivano in massa – spiega Rosa Maria, “assistente” di Babbo Natale dalla Sicilia – Ma anche il passaparola ha grande effetto, in particolare per le spedizioni fatte dai bambini. Questo lavoro richiede tempo e pazienza, ma quando vedi la felicità sui loro volti, si viene ripagati”. Non dimenticherà mai Laura di Firenze, il Natale in cui lei e i suoi colleghi consegnarono due sacchi pieni di pacchi a due bambini stranieri residenti nella zona del Mugello: “Qualche anno fa ricevemmo una lettera da una bambina di 12 anni. Ci raccontava che i suoi genitori erano sempre fuori per lavoro e che lei si occupava del fratello più piccolo e delle pulizie della casa – ricorda commossa Laura – Dopo aver fatto una verifica, abbiamo raccolto i soldi tra tutti i colleghi e li abbiamo riempiti di regali”. Angelo, che a Napoli segue questo progetto “da quando esiste”, conferma: “Cerchiamo di fare del nostro meglio per accontentare i bambini. Devo dire che la sinergia con le scuole funziona molto bene, ma a volte ci capita di ricevere lettere scritte dagli adulti. Si vede che nella nostra società si sente ancora il bisogno di credere”.