Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, Lisa Marzoli ha intrapreso con successo l’attività di autrice e giornalista, scrivendo per Il Resto del Carlino. Ha collaborato con Maurizio Costanzo nel programma “S’è fatta notte” e in “Gran Varietà”. È un volto noto ai telespettatori di Rai 2, rete nella quale conduce le varie edizioni del Tg. Oggi, per la stessa testata, si occupa di cultura. Nell’estate 2019 eccola alla conduzione de “La Vita in Diretta Estate”. Accanto a Beppe Convertini, è stata elegante padrona di casa nel contenitore pomeridiano di Rai 1.
Lisa, hai sempre dichiarato che volevi fare la giornalista e di non aver mai avuto un “piano b”. Come è nata questa passione?
“Devo dire che ho rischiato molto. Immaginatevi se non ci fossi riuscita. A casa mia si vedeva sempre il telegiornale, in particolare l’edizione delle 20. Diciamo quindi che sono nata col tg. Il giornalismo, per me, è stata una vocazione”.
Quali sono state le tappe più significative della tua attività professionale?
“Innanzitutto l’aver lavorato per giornali e tv locali. Una bella palestra. Poi, gli incontri. Uno su tutti, quello con Maurizio Costanzo. Lui mi ha fornito gli strumenti per fare della buona tv”.
Ne “La Vita in Diretta Estate”, ti sei discostata dai tradizionali canoni di quella trasmissione per farne un contenitore di denuncia sociale. Una scelta coraggiosa.
“La trasmissione è stata un successo, con ascolti molto alti. Quella scelta è nata da una mia particolare sensibilità verso il sociale. In famiglia ho avuto esperienze che hanno contribuito a rendermi molto attenta a queste problematiche. Credo che la tv debba parlare di questi argomenti, per farli conoscere al grande pubblico e per sensibilizzare le persone”.
Sei stata conduttrice de “Il Caffè di Rai Uno”, un programma culturale che abbracciava letteratura, arte, cinema, storia e temi sociali. È questo il tipo di tv che ti piace di più?
“Si, esatto. Scelsi io di provare quell’avventura. Una trasmissione di nicchia, nonostante il successo avuto con La Vita in Diretta. Mi sono sforzata nel rendere l’argomento della cultura un qualcosa di accessibile al pubblico, cercando di coniare un linguaggio nuovo, rendendolo più televisivo”.
L’attuale emergenza mette ancor più in risalto il ruolo dell’informazione. Come valuti la qualità dell’informazione ai tempi del coronavirus?
“Il giornalismo è stato costretto ad operare un netto cambiamento. L’impossibilità di effettuare interviste sul campo, lo ha reso più tecnologico. Questo è positivo. Trovo negativo, invece, che l’informazione non spieghi a dovere i dati sulla pandemia. Tutti noi dovremmo sforzarci di più, per far capire al pubblico cosa c’è dietro ai freddi numeri”.
Postini in prima linea nella sfida all’emergenza e uffici postali sempre aperti durante la pandemia: apprezzi, oggi, il ruolo di Poste Italiane?
“Ho una cugina che lavora alle Poste di Pescara. Ogni giorno mi racconta storie incredibili, di passione e di coraggio. Poste, oggi, significa capillarità. Ed è un punto di riferimento per l’intero Paese”.
Qual è il tuo rapporto con la corrispondenza?
“Quanti ricordi. Avevo due amiche di penna. Sono nata in un luogo di villeggiatura e lì avevo stretto amicizia con due ragazze. Una francese e l’altra di Milano. Ci scrivevamo spesso. Ci mandavamo cartoline profumate. Andavano molto di moda. Un vero cult dell’epoca”.