“Io sono tradizionalista. Utilizzo ancora molto le lettere per scrivere e qualche volta mi capita ancora di mandare qualche autografo. Ricordo, ai tempi della Piovra, che ricevevo una marea di lettere, soprattutto dai Paesi dell’Est”. Remo Girone, l’indimenticato Tano Cariddi del più celebre sceneggiato televisivo italiano, confessa la sua passione per la carta: “Il mondo è cambiato ma le cose scritte a macchina o a mano sono meravigliose ed è un peccato che siano sempre meno. E poi le Poste sono un simbolo in ogni parte del mondo”.
Remo Girone, lei si divide tra Montecarlo e Roma. Che rapporto ha con le poste?
“A Montecarlo c’è un bellissimo palazzo delle Poste, che è uno degli edifici del Principato più fotografati dai turisti. Utilizzo spesso le poste e quando torno a Roma frequento gli Uffici Postali per ritirare qualche raccomandata. In Italia c’è un rapporto diretto con le poste: fino a pochi anni fa c’era un portalettere che quando mi incontrava per strada mi diceva se c’era posta per me. Era una cosa che mi faceva sentire a casa”.
Se pensa ai portalettere cosa le viene in mente?
“Kevin Costner, postino nel film “L’uomo del giorno dopo”, una figura mitica che rispecchia la grande tradizione americana della posta. In America i postini sono considerati eroi. Io conosco bene anche quelli di Tokyo, dove abita mia figlia. Ci sono delle zone che solo i postini conoscono alla perfezione e si ritrovano a dare informazioni a tutti”.
Che rapporto ha con le lettere?
“Ai tempi della Piovra ne ricevevo tantissime, soprattutto dai Paesi dell’Est dove lo sceneggiato aveva spopolato. Le lettere si conservano, non si cancellano, la loro memoria non può essere superata. Le mail si cancellano, le lettere no. E poi c’è anche un altro aspetto: nel mondo dei social e di whatsapp le cose scritte a macchina o a mano sono meravigliose. Penso che le Poste dovrebbero incentivare questa tradizione”.
Prima della chiusura dei teatri è stato sul palco del Teatro dell’Opera di Roma nella “Zaide”, opera incompiuta di Mozart. Che momento è per i lavoratori dello spettacolo?
“Già a ottobre siamo andati in scena con accessi limitati per il pubblico. È stato più o meno come fare una recita di famiglia in un grande teatro. Molti spettacoli sono andati avanti con lo streaming. Per gli attori e per tutti i lavoratori dello spettacolo è un momento complicato, bisognerebbe ricordare più spesso che tanta gente vive di questo”.