Un sorriso che conquista. Ma soprattutto tanta professionalità. Simona Rolandi è giornalista di punta di Rai Sport, ha condotto trasmissioni di grande successo, come Dribbling (che conduce tuttora), la Domenica Sportiva Estate, 90° Minuto e gli studi della Nazionale di calcio e della Coppa Italia.

Simona, tutto iniziò da un microfono giallo e blu, non è vero?
“Vedo che siete bene informati (ride, ndr). In effetti è così: con quel microfono di plastica dai colori giallo e blu, quando ero bambina, mi divertivo ad andare in giro per intervistare le persone, gente comune, familiari, amichetti. Ho ‘tormentato’ un po’ tutti. La passione per il giornalismo, come vedete, è qualcosa che è nata con me”.

Sei passata dallo sport giocato a quello parlato.
“Ho iniziato a fare sport a 9 anni. Sono stata per dodici anni giocatrice di pallavolo, fino alla serie C. Il mio idolo era Mimi Ayuwara, la protagonista di un noto cartone animato giapponese anni ’80 che raccontava le imprese di una schiacciatrice, quella ‘con le mani che tirano uragani’. La passione per il volley l’ho poi trasferita nel mio lavoro di giornalista, assieme a quella per il calcio”.

Qual è l’aspetto più bello del tuo lavoro?
“Poter descrivere le emozioni dello sport. Quello che si prova, facendo l’inviata durante un’Olimpiade, è qualcosa di unico. Io ho avuto l’onore di seguire tre Olimpiadi”.

Quali sono stati i momenti più gratificanti della tua carriera giornalistica?
“Impossibile fare una classifica. Ho fatto due Mondiali da inviata, uno in Germania e uno in Sudafrica. Quello tedesco del 2006 è stato il mio Mondiale. Come quello di tutti gli italiani. Ricordo ancora quando me lo comunicarono, all’ultimo momento: mi tremavano le gambe”.

E poi?
“E poi i Mondiali di Pallavolo femminili, la conduzione di Dribbling, quella di 90° Minuto, gli studi per le partite della Nazionale, le prime serate su Rai 1 per la Confederations Cup. Ricordo con grande piacere anche l’intervista che feci a Maradona, con me fu gentilissimo: il giorno della sua morte ho dovuto dare io, in diretta, la notizia. È stato un momento molto difficile da gestire”.

Il fatto di essere una giornalista del cosiddetto “servizio pubblico” rappresenta per te un’ulteriore responsabilità?
“È la prima responsabilità in assoluto. Io entro in punta di piedi nelle case degli italiani. Ogni volta che mi reco a Saxa Rubra e leggo la scritta Rai all’ingresso, mi inorgoglisco”.

Qual è il tuo rapporto con le lettere e la corrispondenza?
“Di lettere ne ho scritte e spedite tante. Purtroppo, questa bella abitudine sta quasi scomparendo. Anzi, questa intervista sarà l’occasione che mi spingerà a scrivere ancora più lettere ai miei amici. È una promessa”.

Ricordi una lettera, spedita o ricevuta, che ti è rimasta particolarmente impressa per il valore che aveva?
“Di lettere di ammiratori ne ricevo tante in redazione. Quando posso, rispondo. Sono tutte lettere molto gentili e carine”.

Usi le nuove tecnologie di Poste Italiane?
“Sì, penso all’app di Poste per prenotare appuntamenti all’Ufficio Postale, pagare bollette, ecc. Ma io rimango anche una fan delle cartoline postali: ancora oggi, ovunque vada per lavoro, ne acquisto sempre una come ricordo”.

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