Secondo quanto emerge dal paper di Deloitte “Climate change, un’opportunità per veicolare una informativa consapevole e responsabile al mercato”, le aziende avranno un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico. Un tema su cui sta maturando la sensibilità degli attori economici e che porterà a grandi cambiamenti anche in ambito di standard per la rendicontazione finanziaria e non finanziaria. Secondo lo stesso studio di Deloitte, infatti, le aziende quotate in Italia mostrano una crescente sensibilità sulla informativa legata al cambiamento climatico: nel 2019 tra le 226 società quotate analizzate dalla società di revisione e assurance, il 42% delle relazioni finanziarie include un’informativa relativa al cambiamento climatico. Le aziende che vogliono avere un futuro, dunque, devono adottare una strategia di sostenibilità e imparare a comunicarla dando evidenza dei conseguenti effetti in bilancio.
Le due tipologie di rischio
La crescente richiesta di trasparenza nell’informativa con riferimento ai rischi climatici fa emergere l’esigenza di poter disporre di informazioni coerenti, comparabili, affidabili, chiare. Uno strumento utile è la guida “Task force on climate-related financial disclosures” di Deloitte con cui si individuano raccomandazioni sulla rendicontazione dei rischi e delle opportunità che il fenomeno climate change può comportare sulle performance aziendali, articolandosi in quattro aree tematiche: governance, strategia, gestione dei rischi, metriche e target tra di loro strettamente interconnesse. In particolare, la guida Tcfd classifica i rischi correlati al cambiamento climatico in rischi fisici, associati a danni o interruzioni delle attività aziendali dovuti ad eventi climatici estremi e rischi di transizione, correlati al processo di transizione dalla situazione attuale alla situazione prospettata di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5-2°.