Con un cognome come il suo, la musica non poteva che presentarsi sulla sua strada. Una lunga carriera quella del maestro Paolo Vivaldi, compositore tra i più accreditati nel panorama italiano delle musiche per cinema, teatro e televisione. Ed è da poco uscito, in piano solo, il nuovo album musical del maestro, dal titolo “Refractions” e disponibile in digitale su tutte le principali piattaforme. Al cinema i riconoscimenti più importanti, con “Non Essere Cattivo” candidato italiano agli Oscar 2016, vincitore del premio Film dell’Anno ai Nastri d’Argento 2016 e candidato ai David di Donatello. Anche tanto lavoro per la televisione: “Rino Gaetano”, “Permette? Alberto Sordi”, “Pietro Mennea, la Freccia Del Sud” e “Rita Levi Montalcini”, di recente messa in onda su Rai 1.
Maestro, com’è nata la sua passione per la musica per immagini e teatro?
“Mio padre faceva l’attore di teatro. E quando da piccolo andavo a vederlo, le emozioni più grandi, me le dava la musica che faceva da colonna sonora ai vari atti. È stato, quello, un segno del destino, forse”.
Come approccia le sue composizioni?
“Dipende. A volte scrivo dei temi sulle sceneggiature, altre mi vengono chiesti temi e realizzo delle melodie. Comunque sia, un lavoro nel quale sensibilità e creatività svolgono sempre un ruolo fondamentale”.
Esistono registi che sanno raccontare bene delle storie. Però, magari, alcuni possono non avere una spiccata sensibilità musicale. Il rapporto fra regista e compositore non rischia, a volte, di essere conflittuale?
“Questa è una grande verità. Vi racconto un aneddoto: sono stato l’ultimo ad andare a salutare il grande Maestro Ennio Morricone, prima della sua scomparsa. Era lui che doveva occuparsi delle musiche per la fiction ‘Rita Levi Montalcini’, perché il regista di quella fiction si fidava solo di Ennio”.
Poi, però, la musica la scrisse lei.
“Già, perché fu Ennio, già provato dalla malattia, a suggerire ad Alberto Negrin (il regista, ndr) il mio nome, dicendogli che io potevo essere la persona più adatta. Un passaggio di consegne che non dimenticherò mai. E che testimonia come l’intesa tra regista e compositore, quando c’è, è qualcosa di fondamentale”.
Il suo nuovo album “Refractions” è un grande successo. Qual è stata l’ispirazione che l’ha guidata?
“‘Refractions’ è una delle mie creature più intime, più vere. Come la luce riflessa sul coperchio di un pianoforte aperto, come la luce che sbatte sul mare delle Eolie in un caldo pomeriggio d’estate, come i raggi del sole che filtrano tra nuvole nere d’autunno, ho pensato che le rifrazioni di note di questo viaggio sonoro si potessero rincorrere tra frammenti di melodie e accenti ritmici. Le ho immaginate assolutamente libere e inconsapevoli, seguendo un gioco di rifrazioni che le vede moltiplicarsi per non incontrarsi mai, se non per mirarsi da lontano”.
Una preziosa opportunità di far conoscere all’estero, e negli Stati Uniti in particolare, il suo stile compositivo.
“Anche molto di più, se è per questo. Dal momento che il disco andrà a far parte della nota library americana APM Music, che rifornisce i principali produttori cinematografici e televisivi del settore”.
Maestro, lei ha ottenuto tanti successi e riconoscimenti importanti. Quali sono i lavori che l’hanno gratificata di più?
“Senza dubbio la colonna sonora per ‘Non Essere Cattivo’ di Claudio Caligari, con il quale siamo stati candidati agli Oscar 2016, vincitori del premio Film dell’anno ai Nastri d’Argento 2016 e candidati ai David di Donatello. Ma fatemi ricordare anche le musiche per le serie tv su Rino Gaetano e Adriano Olivetti”.
C’è un emozionante aneddoto della sua carriera musicale che la lega a un telegramma. Ce lo racconta?
“Si tratta del telegramma che mio padre mi inviò nel 1996, facendomi l’in bocca al lupo per il Festival di Sanremo. In quell’edizione, dirigevo Massimo Di Cataldo sul palco in ‘Se adesso te ne vai’. Un telegramma che conservo. E che ancora oggi mi regala tante emozioni”.