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Attualità

Oltre metà degli adolescenti favorevole al patentino per l’uso responsabile dei social

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Uno dei dati più significativi emersi da una ricerca condotta per la Polizia di Stato fra i 2.475 adolescenti delle scuole secondarie che hanno risposto ad un questionario

Un patentino per l'uso sicuro dei social e della Rete? Il 55% degli adolescenti, se venisse introdotto, sarebbe interessato a prenderlo. Questo è uno dei dati più significativi emersi da una ricerca condotta per la Polizia di Stato da "Generazioni Connesse, il Safer Internet Center Italiano, coordinato dal ministero dell'Istruzione - e curata da Skuola.net e le Università di Firenze e Sapienza di Roma. Fra i 2.475 adolescenti delle scuole secondarie che hanno risposto ad un questionario, circa 1 su 4 ritiene, inoltre, che la "patente" per il web dovrebbe essere persino obbligatoria, al pari di quella per guidare l'automobile o il motorino. Un'esigenza ancora più sentita nella fascia 11-13 anni, dove quasi 1 su 3 a schierarsi in favore di questa soluzione. Sottolineando come una porzione non trascurabile di nativi digitali è consapevole della necessità di formarsi adeguatamente prima di entrare in Rete in sicurezza.

L’età in cui avvicinarsi ai social

Ma l'attualità ci pone davanti anche un altro interrogativo: quale dovrebbe essere l'età giusta per iniziare ad utilizzare i social network da soli, con un proprio account? Per il 40,5% la quota d'ingresso dovrebbe essere fissata a 14 anni, il 14,5% aspetterebbe anche fino ai 16 anni. Non sono pochi, però, quelli estremamente permissivisti: il 22,5% aprirebbe infatti alle iscrizioni già a partire dagli 11 anni. Molti meno i rigorosi, visto che appena il 4,5% impedirebbe l'accesso autonomo prima dei 18 anni. Il resto del campione si distribuisce su opzioni diverse, con qualcuno (3,9%) che arriva anche a ritenere che non ci sia un'età giusta. Ma è significativo che, nella fascia d'età 14-17 anni, quasi la metà precluderebbe l'accesso ai social ai loro coetanei immediatamente più piccoli. Per il 59% andrebbe fatto soprattutto perché i più piccoli spesso non pensano alle conseguenze delle loro azioni, specie in un mondo dai confini così labili come quello digitale.