Partita dai concorsi di bellezza e dalla goliardia di “Mai dire gol”, Elisabetta Pellini è arrivata al cinema, anche con Salvatores, Özpetek e Cristina Comencini, senza mai tralasciare l’eleganza e l’espressività che l’ha sempre contraddistinta. Volto noto anche delle fiction tv, da Incantesimo fino a Un medico in famiglia e Le tre rose di Eva, è cresciuta a Varese, per poi trasferirsi a Roma per inseguire i suoi sogni.
Elisabetta, hai recentemente debuttato da regista nell’episodio “L’amore nonostante tutto” nel film “Selfiemania”, che ha tra i protagonisti Milena Vukotic, Andrea Roncato e Bianca Nappi. Da dove è nata l’idea di realizzare questo film?
“Mi sono resa conto che, quella dei selfie, è divenuta una vera e propria mania. E mi sono messa a studiare il fenomeno, accorgendomi che questa mania può portare anche a conseguenze tragiche, come gli incidenti stradali che, spesso, avvengono proprio per la disattenzione che si ha quando ci si scatta un selfie. Selfiemania è dunque un film che vuole avere un significato sociale, di attenzione e di denuncia. Il mio episodio l’ho voluto girare in Sicilia, per dare un’immagine diversa di questa splendida isola. Ed anche un modo per raccontare, con un sorriso amaro, i rischi legati a questa forma di narcisismo fotografico”.
Cimentarti nelle vesti di regista ha avuto, per te, anche un significato affettivo.
“Per me è il realizzarsi di un sogno. Mio padre, Oreste Pellini, negli anni ’50 e ’60, assieme ai fratelli Castiglioni, ha girato due documentari in Africa. I suoi ‘Africa Ama’ e ‘Africa Segreta’ sono diventati dei veri e propri cult. Ho sentito molto vicino mio padre, quando giravo le scene di Selfiemania. Forse, per la prima volta, in modo così totale”.
Cinema o tv? Qual è l’ambito nel quale credi di riuscire ad esprimere meglio il tuo talento?
“Per un’attrice non fa tanta differenza. Io mi concentro sul personaggio, a prescindere da dove ci si trovi, se in tv o al cinema. Oggi le serie tv hanno comunque migliorato la qualità. Molto diverso è, invece, il teatro: i canoni di recitazione qui devono essere differenti”.
Qual è il personaggio femminile più difficile che ti è capitato di interpretare?
“Tutti hanno il loro grado di complessità. Devo dire che è raro che io abbia interpretato personaggi che fossero simili a come sono io nella vita. Le scene nelle quali ho dovuto interpretare una donna vittima di violenza sono state comunque le più difficili da portare avanti. Anche per la complessità emotiva che inevitabilmente si crea”.
Stai lavorando a qualcosa, ultimamente?
“Purtroppo, a causa dell’attuale situazione, stiamo vivendo un momento di stand-by. Sto lavorando ad uno spettacolo teatrale che segnerebbe un altro mio esordio. Poi sto facendo tanti provini, scrivo nuove sceneggiature. Ho partecipato a ‘Corro da te’, un film di Riccardo Milani con Miriam Leone e Pierfrancesco Favino, in cui interpreto la moglie di Giulio Base. Il film uscirà prossimamente. Amo l’arte, in questi giorni mi sto dedicando alla pittura con colori a olio e acquarello”.
Hai anche girato uno spot per Poste Italiane. Ci racconti l’esperienza?
“Mi sono divertita tantissimo, sotto la regia di Cristina Comencini. Era un spot sul Conto Banco Posta. Ricordo questa esperienza con immenso piacere”.
Che rapporto hai con la tecnologia? Usi qualche servizio di Poste Italiane?
“Ho scaricato l’app e la utilizzo quotidianamente. Un bellissimo servizio. È molto semplice e pratica. Figuratevi che la faccio usare anche a mia mamma”.
E con la corrispondenza?
“Sono un’amante delle cartoline. È bello e non perdi l’intimità dello scrivere di tuo pugno. A casa ne ho una collezione. In ogni posto nuovo che visito, ne spedisco una. In questo modo, riesco a mantenere vivo il ricordo dei luoghi in cui vado”.