Giorgio Lupano è attore poliedrico e molto amato dal pubblico. Si è diplomato nel 1993 alla scuola del Teatro Stabile di Torino, diretta da Luca Ronconi. Nella sua carriera ha preso parte a numerosi spettacoli teatrali (l’ultimo dei quali è “Il collezionista, quasi una storia d’amore”), a diversi film di successo e a celebri serie come “Regina dei fiori”, “Orgoglio”, “R.I.S. – Delitti imperfetti”, “Paura di amare”, “Sacrificio d’amore”. Poi, la ciliegina sulla torta: la partecipazione alla soap “Il Paradiso delle Signore”, nella parte del ragionier Luciano Cattaneo, ruolo che gli ha dato grande notorietà.
Ragionier Cattaneo o Giorgio Lupano: visto il recente successo, come dobbiamo chiamarla?
“Va bene Giorgio Lupano, ci mancherebbe. Anzi, solo Giorgio. E datemi del tu. Poste Italiane è un’azienda così vicina alla gente, che per me è come parlare con un amico”.
Allora grazie, Giorgio. La tua carriera è iniziata in teatro. Quali erano i tuoi sogni nel cassetto?
“Ho sempre desiderato fare l’attore. Da giovanissimo, recandomi come spettatore nei teatri, ho scoperto che questa arte mi appassionava. E ho voluto approfondirla, iniziando a studiarla”.
Il personaggio di Luciano ne “Il Paradiso delle Signore” ti ha dato grande notorietà. È un uomo serio, un po’ vecchio stampo. Ci sono delle affinità tra come sei tu, nella vita quotidiana, e lui?
“Forse le affinità sono arrivate a forza di interpretarlo. Ormai sono talmente abituato ad immedesimarmi in lui, che quasi mi ci riconosco. Scherzi a parte, devo dire che, giorno dopo giorno, ho sempre sentito un’affinità crescente. Anzi, nelle ultime scene nelle quali ho recitato, ho messo anche qualcosa di mio. La mia ironia, ad esempio: devo dire di non essermi mai annoiato nel portare in scena questo personaggio”.
Il tema delle lettere è da sempre un cult, anche in tv
“Vero. Pensate che c’è un momento, nel racconto de ‘Il Paradiso delle Signore’, nel quale Luciano riceve una lettera particolarmente significativa. Uno dei momenti più drammatici del racconto. In quella lettera gli viene comunicato che quello che lui credeva fosse suo figlio, in realtà non lo è. In fondo, è come nella realtà: ci sono lettere piacevoli da leggere, ma anche missive che ti mettono difronte a delle realtà amare”.
Il tuo recente spettacolo teatrale “Il collezionista, quasi una storia d’amore”, è andato in scena in streaming, causa pandemia. Che esperienza è stata?
“Io amo dire che è stata un’innovativa iniziativa di produzione dal basso. Il periodo che stiamo vivendo scoraggia i produttori dal fare nuovi investimenti. Ma c’è bisogno di sostenere le cose belle, l’arte, la cultura e, appunto, il teatro. Attraverso un’iniziativa di crowdfunding, abbiamo raccolto alcune risorse, grazie al supporto di tanta gente comune. L’importo è stato sufficiente a coprire le spese sostenute per realizzare lo spettacolo”.
Qual è la cosa che ti ha colpito di più?
“La cosa più bella è stata vedere come le persone hanno reagito. Mi sono commosso. Erano loro che ringraziavano noi. Perché erano felici che il teatro andasse avanti. A queste persone, non posso che dire grazie”.
Fuori dalle scene, speriamo tu riceva lettere un po’ più gioiose di quelle che vengono recapitate al ragionier Cattaneo.
“Si, per fortuna. Le lettere che mi sono state recapitate rappresentano sempre un momento piacevole. Una delle ultime che ho ricevuto, iniziava così: caro Giorgio, stasera sento di avere il tempo e la voglia di scriverti…”.
“Sentire” il tempo e la voglia.
“Già. Bello, vero? Perché nelle lettere c’è sempre quel non so che di intimo. Una lettera, per scriverla, bisogna “sentirla”. Tornare a questa forma di comunicazione così suggestiva, farebbe bene a questa nostra società così distratta”.