Il rilancio del Paese passa dallo sviluppo di un turismo che sia realmente sostenibile. E per raggiungere questo risultato, l’Italia dovrà dimostrare di saper rigenerare il proprio tessuto urbano, sia nelle grandi città che nei borghi minori. Una vera e propria rivoluzione che non può fare a meno della componente fondamentale e qualificante dell’offerta turistica nazionale: i 300mila pubblici esercizi, fiore all’occhiello del sistema Italia e terminale ultimo di una filiera d’eccellenza quale è l’agroalimentare. Per questo, è indispensabile che il Recovery Plan punti con coraggio sulla valorizzazione dei pubblici esercizi. In particolare, su tre aspetti: giovani, donne e digitalizzazione. È questo il cuore dell’intervento effettuato dal vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio, Matteo Musacci, nel corso dell’audizione davanti alle commissioni Bilancio e Politiche dell’Unione europea del Senato, dedicata proprio al Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Negli ultimi dieci anni – sottolinea Musacci – il settore dei pubblici esercizi ha fatto registrare i tassi di crescita occupazionale più alti, soprattutto nelle aree del Paese maggiormente in difficoltà. Oggi la metà dei ristoranti è gestito da imprenditrici donne, e il 20% circa dei giovani che decide di mettersi in proprio, soprattutto in Calabria e Campania, sceglie di puntare su un locale. Abbiamo il dovere di investire su questi giovani, fornendo loro le competenze manageriali da affiancare a quelle professionali già presenti tra gli addetti del settore, per sviluppare un’offerta di qualità così alta da far tornare i turisti nelle nostre città”.