“In accordo con Speranza e con le Regioni, veicoleremo gli interventi a protezione di quella fascia di lavoratori fortemente esposti al virus: penso alle figure in prima linea della cassiera del supermercato del lavoratore dei servizi pubblici essenziali, come il guidatore di autobus, il postino, il rider”. Due giorni fa il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha usato queste parole durante l’audizione alla Camera per riportare in cima al dibattito il tema della vaccinazione ai servizi essenziali. Il ministro ha incluso tra questi i portalettere, auspicando un rapido intervento a riguardo da parte del ministero della Salute e delle istituzioni regionali. Orlando ha parlato della creazione di un “rete parallela”, ma non sostitutiva, a quella ordinaria che, appoggiandosi agli ambulatori Inail, possa aiutare a vaccinare i lavoratori non sanitari che sono stati in prima fila e a costante rischio Covid.
Vaccino in azienda
Sulla stessa frequenza è stata la risposta massiccia delle imprese italiane all’invito del commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, Francesco Paolo Figliuolo, e Confindustria: le sedi aziendali saranno utilizzate per la vaccinazione dei dipendenti. Ieri il Corriere della Sera ha tracciato un primo bilancio di quante hanno dato la propria disponibilità – “4mila ieri (lunedì, ndr) sera” – citando Poste Italiane tra i grandi gruppi, “segno che l’idea di moltiplicare i punti vaccinali può essere funzionale al piano del governo”. Proprio al governo Poste aveva teso la mano mettendo a punto la piattaforma che consente la prenotazione del vaccino a tutta la popolazione; e Poste ora risponde anche all’appello congiunto di Figliuolo e viale dell’Astronomia con l’obiettivo di mettere al sicuro i propri dipendenti.
Il rispetto dello smart working
Un percorso, quello dell’Azienda, che prosegue così delineando un modello di sicurezza, dopo che già lo smart working era stato ed è sfruttato per garantire continuità di servizio, sicurezza dei lavoratori e welfare aziendale. E così il Giorno rende merito a questa trasformazione digitale che Poste aveva già avviato con il primo incarico di questo management. “Ha messo nero su bianco l’impegno al ‘rigoroso rispetto dell’orario di lavoro’”, scrive il quotidiano milanese, evidenziando come sia riuscita a evitare le ombre della remotizzazione del lavoro – “smart working non significa essere reperibili 24 ore su 24” – grazie al fatto che il terreno del telelavoro era già stato preparato.