Sono sei i fatali interrogativi sul vivere umano cui risponde con una bellissima poesia Johann Wolfang von Goethe, uno dei più grandi scrittori e pensatori di lingua tedesca. Domande distinte, identica risposta. Che, tuttavia, lascia insoluto il mistero dell’amore rimasto velato dagli inizi del mondo. Nessuna esperienza del singolo ne esaurisce la comprensione. Resta sfuggente come l’acqua del fiume che passa e scorre via: stesso fiume, acqua mutante. La pretesa di saperne abbastanza sull’amore è come illudersi di fissare il sole rovente a occhio nudo. Perfino Goethe ne parla per tentativi, mescolando generi letterari più diversi. C’è una sua celebrata poesia che riassume necessità, certezze e dubbi dell’amore. Scritta e – qui sta la sua singolarità creativa – spedita come parte integrante di una delle 1600 lettere alla nobildonna Charlotte von Stein sua amante, cui restò legato dieci anni da un forte amore platonico.
“Da dove siamo nati?/Dall’amore.
Come saremmo perduti?/Senza amore.
Cosa ci aiuta a superarci?/L’amore.
Si può trovare anche l’amore?/Con amore.
Cosa abbrevia il pianto?/L’amore.
Cosa deve unirci sempre?/L’amore”.
La visione romantica
Le Lettere di Goethe e non solo a Charlotte, sono tantissime e in gran parte trattano di amore. Autore del celebre Faust, figura di riferimento del romanticismo e della cultura europea, Goethe fu molto legato all’Italia, descritta nel “Viaggio in Italia” concluso tre anni prima della sua morte avvenuta nel 1832. La terza leva letteraria, la più intima e personale insieme a poesia e narrativa cui lo scrittore ricorre per indagare l’amore, è proprio la corrispondenza. Le sue lettere definiscono con chiarezza che nessun’altra realtà, quanto l’amore, aiuta a comprendere l’essere umano. Ma ciò non significa che sia facile definire l’amore e percepirne l’arcano fascino sugli uomini e le donne di ogni tempo. Goethe mescola in giusta dose l’esperienza con la riflessione filosofica che fa percepire il limite umano. Un classico della visione romantica dell’amore è – non a caso – un romanzo giovanile, curato però a lungo, con il quale Goethe influenza il romanticismo tedesco. Werther, meglio conosciuto come “I dolori del giovane Werther” è infatti un romanzo epistolare, raccontato tramite una corrispondenza immaginata con un amico.
I nodi dell’amore
Goethe ricorre alla “lettera” come genere letterario personalissimo e creativo. Il confronto con l’amore cui nessun umano può sfuggire al pari della morte, lo affida alle lettere, miniere di pensieri e confidenze, vere divagazioni sull’amore mai concluse. Scioglie Goethe i nodi dell’amore che ancora oggi ci sembrano insoluti? Forse no, dal momento che i suoi sentimenti e il suo cercare sono ancora i nostri sentimenti e il nostro cercare e che, ancora oggi, la sfida tra amore e ragione può finire in tragedia. C’è un filo in ogni generazione accomunate dalla condizione umana. Il segreto più intimo dell’amore, sorgente di gioia e dolore, resta misterioso. “Le mie lettere – scrive a Charlotte – ti avranno detto quanto io mi senta solo. Non mangio a corte, vedo poca gente, me ne vado a passeggiare solo e in ogni bel punto desidero di essere con te. Non posso fare a meno di amarti, anche più di quello che dovrei, e tanto più felice sarò quando ti rivedrò. Ti sento sempre più vicina a me, la tua presenza non mi lascia mai. In te ho trovato la misura per tutte le donne, anzi per tutti gli esseri umani: attraverso il tuo amore, la misura per la sorte di ognuno. Non è che esso mi offuschi il resto del mondo, anzi direi piuttosto che me lo schiarisce tutto quanto, e mi rende possibile di vedere nettamente come sono gli uomini, cosa pensano, cosa desiderano, cosa fanno e godono: a ognuno concedo il suo, e dentro di me mi rallegro del fatto di possedere, io, un tesoro così indistruttibile”. È certo – afferma Goethe – che nel mondo degli uomini “nulla è necessario, tranne l’amore”. Ma non è forse tempo di pensare l’amore oltre le strettoie sentimentali del rapporto tra uomini e donne?