Claudio Gregori, in arte “Greg”, celebre attore del duo comico “Lillo&Greg”, in questi anni ha sempre coltivato la sua passione per la musica. Frontman del gruppo “Latte e i suoi derivati”, fondato agli inizi degli anni Novanta, con il quale ha avuto grande successo di pubblico, in coppia con il maestro Massimo Pirone e l’orchestra Fatbones ha firmato l’album “A swinging affaire”, prodotto da Francesco Comunale per Highlights. L’album è presente su tutte le principali piattaforme musicali digitali.
Claudio, se diciamo “lettere”, “posta” e “corrispondenza”, cosa ti viene in mente?
“Uh, un sacco di belle cose. Quando ero ragazzo avevo un amico di penna in Argentina. Gli scrivevo spesso. E poi le prime cotte amorose. In quegli anni stavo letteralmente attaccato alla cassetta postale, nell’attesa della lettera di risposta di una ragazza di cui mi ero innamorato”.
E oggi?
“Oggi ho fondato, assieme a mia moglie Nicoletta Fattibene, il brand di moda NC Pop. Tra pacchi che spediamo e quelli che riceviamo, siamo ormai diventati degli habitué di Poste. Quando ci rechiamo all’Ufficio Postale, è come se fossimo tra amici”.
Hai sempre avuto una passione anche per la musica.
“L’amore per la musica si può dire che sia nel mio codice genetico, come la più pura delle forme d’arte. Non a caso, mio padre dipingeva ed era un grande ascoltatore di musica. Sono un onnivoro della musica: basti pensare che, a 16 anni, ero già nella mia prima band. Jumpin Blues Boys, ci chiamavamo. E da lì è iniziato tutto”.
Hai sempre usato la gag, l’ironia come chiavi interpretative della realtà.
“È stata una scelta naturale, per nulla ponderata. Ho sempre alimentato questo potere sdrammatizzante. Tutto è nato tra i banchi di scuola: allora avevo gli occhialoni spessi e l’apparecchio ai denti. Insomma, il classico nerd. Ero terrorizzato dal mio aspetto e di ciò che gli altri potevano pensare di me. L’ironia mi è servita per togliere l’impaccio e per sconfiggere la timidezza”.
E oggi, perché utilizzi l’ironia nella tua attività di artista?
“Perché penso che l’umorismo contribuisca a farci capire meglio le cose: ci offre una chiave interpretativa migliore della realtà che stiamo vivendo”.
Ora ecco l’album musicale “A swinging affaire”, nel quale ti cimenti nelle vesti di cantante.
“Si tratta di un progetto discografico che si presenta al pubblico come un vero e proprio show, degno delle migliori platee di Las Vegas. Swing all’ennesima potenza e allegria pura sono le matrici di questa operazione. Nell’album prendo a modelli artisti come Sinatra, Dean Martin, Nat King Cole e Bobby Darin. Insomma, indosso il tuxedo con un ideale bicchiere di scotch fra le dita e, insieme al mio amico Max (il maestro Massimo Pirone, ndr) e a un organico di ben 14 elementi, ripercorriamo un repertorio musicale improntato ai classici del genere, nell’attesa di poterci nuovamente esibire dal vivo”.
Sappiamo che c’è anche un’altra novità all’orizzonte.
“Si, sto preparando un altro album, di cui sto realizzando musiche e testi. Sarà un omaggio a Brian Wilson, celebre fondatore e principale autore dei Beach Boys”.
Non possiamo non parlare del tuo sodalizio artistico con l’amico Lillo, che dura ormai da più di 30 anni. Sul palco sembrate davvero affiatati. Avete mai discusso fra di voi, o litigato?
“Incredibile ma vero: non abbiamo mai litigato. Nessuna scazzottata, insomma. Io e Lillo, dopotutto, abbiamo le stesse affinità elettive”.
E siete apprezzati da un pubblico molto eterogeneo. E pesare che non fate neppure satira politica. Una rarità, nel modo dello spettacolo di oggi.
“Non abbiamo mai sentito l’esigenza di farla. Perché non siamo mai voluti scendere a compromessi. Non siamo neppure tanto compatibili con la tv che si fa oggi: i nostri tempi comici hanno bisogno di ritmi più lenti. Preferiamo il varietà e la satira sociale, sulla scia della cara e vecchia commedia dell’arte”.