Giorgio studiava in un durissimo collegio musicale mentre il padre si esibiva nei concerti e cantava alla radio, la stessa dove lavorava come radiocronista Mike Bongiorno. Sarebbe stato proprio il grande Mike che avrebbe dato al talentuoso ragazzino l’occasione di cantare alla Brooklyn Academy. Giorgio è l’amatissimo Johnny Dorelli, che ha da poco pubblicato la sua autobiografia. E, intervistato da Postenews, ha parlato della sua vita artistica e della vita attuale, sottolineando l’importanza della vaccinazione per sconfiggere la pandemia.
Nel libro “Che fantastica vita” ci sono tanti aneddoti, non solo nel mondo dello spettacolo. Che effetto le ha fatto ripercorrere a ritroso la sua vita?
“È stato bello, è una cosa che desideravo fare da tempo. Ho in un certo senso rivissuto la mia gioventù americana e mi sono trovato benissimo a ricordare gli anni del Dopoguerra, quando sono partito per New York. Piansi quando ci andai ma piansi anche quando tornai in Italia. L’America lascia un segno, New York ti dà il massimo che puoi avere anche come scuole. Amo la mia città, che è Meda non Milano, ma credo che tutta la mia fortuna artistica sia legata al periodo vissuto negli Stati Uniti”.
Il libro è uscito nel pieno della pandemia. Aggiungerebbe un capitolo per raccontare l’incredibile momento che stiamo vivendo? Con quali sentimenti ha vissuto quest’anno pensando anche alla Lombardia, alla sua Meda e alla sua Milano?
“È un periodo terribile. Non è facile accettare di non poter uscire. Inoltre, le persone della mia età devono stare particolarmente attente a non avere contatti pericolosi e anche a non procurarsi infortuni. Per fortuna, come ultraottantenne sono stato vaccinato presto”.
Poste Italiane è in prima linea anche nella campagna vaccinale, con l’impegno di distribuire i vaccini alle regioni e di permettere le prenotazioni in diverse regioni tramite il suo sistema. Cosa pensa di questo impegno?
“Per il nostro Paese è un momento molto difficile: penso che sia importante l’aiuto di tutti e che ciascuno di noi possa fare la sua parte mantenendo sempre alta la guardia e rispettando le regole. Vacciniamoci, quindi. Penso anche ai molti lavoratori, tra cui i portalettere, che hanno continuato fornire il loro servizio durante la pandemia. Non deve essere stato facile”.
Questo è un momento molto difficile per il mondo della cultura e per chi fa spettacolo. Che cosa vuole dire a tutte le persone che vivono con il cinema e con il teatro?
“Il mondo dello spettacolo vive questo momento con un forte handicap. Dover lavorare senza pubblico, mantenendo certi ritmi, è difficilissimo. Si lavora in condizioni astratte: per chi fa teatro e cinema calcolare quello che succede richiede un lavoro aggiuntivo pazzesco”.