Sara Silvestri, 42 anni, da due anni direttrice dell’Ufficio Postale di Maenza, paese di tremila anime arroccato sui Monti Lepini, affida al Messaggero di Latina il racconto di come ha vissuto al lavoro l’emergenza sanitaria. “Dopo l’annuncio del lockdown totale – spiega Sara parlando al quotidiano romano – pensai che avremmo lavorato meno, chi sarebbe mai venuto in ufficio a pagare una bolletta? E invece mi sbagliavo, gestivamo giornalmente tantissimi clienti e in alcuni casi rimanevo anche abbastanza sorpresa”. In un anno il Coronavirus ha restituito “giovani 80enni” tecnologicamente avanzati, che hanno imparato a usare l’ATM Postamat: “Per smaltire la fila mi misi fuori per aiutarli a prelevare e a furia di farlo ora solo loro che lo insegnano agli altri, rispettano le distanze, il loro turno e se si lamentano della fila lo fanno con gentilezza”. “Ad un anno tutto fa meno paura, anche se il Covid è diventato un pericolo vicino e reale, anche in questo piccolo paese dove alcuni clienti sono venuti a mancare – conclude Sara Silvestri al Messaggero nell’edizione di Latina – Si è pianto tanto e ho pianto anch’io, erano persone che conoscevo, ma ho pianto anche di gioia, perché ho visto tanti pancioni diventare neonati, giovani trovare lavoro, comprare casa e ancora pancioni, una sorta di rinascita dalle ceneri”.
La direttrice Sara: “Il mio anno in prima linea all’Ufficio Postale di Maenza”
La 42enne parla al Messaggero nell’edizione di Latina: “Dopo l'annuncio del lockdown totale pensai che avremmo lavorato meno e invece mi sbagliavo”