Il 25 marzo scorso il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso un francobollo per celebrare i 1600 anni di Venezia. Una ricorrenza arrivata in un momento in cui la città è irriconoscibile, per via delle restrizioni che tengono lontani i turisti. Al presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto, veneziano, abbiamo chiesto come una delle più importanti e prestigiose istituzioni culturali internazionali possa fare da volano alla ripresa del comparto turistico e all’economia della città lagunare.
Presidente Cicutto, quali ritiene essere le chiavi per rilanciare il turismo e la città?
“Se da un anno siamo ancora a chiederci le stesse cose, vuol dire che abbiamo fatto tutti male il nostro lavoro. Infatti dovremmo oggi essere in grado di dire che cosa abbiamo deciso di fare. Temo che molti che vivono di turismo saranno disposti ad abbassare il livello dell’offerta pur di recuperare introiti. Per questo penso che gli amministratori locali come i politici nazionali e gli imprenditori di ogni settore e delle istituzioni culturali che hanno una forte incidenza sul territorio, debbano assumersi una responsabilità ancor maggiore che nel passato nell’individuare le loro linee di azione e capire come rivolgerle, perché mantenendo la propria mission si possano creare effetti positivi sul territorio sia in termini economici che di soluzioni durature per promuovere residenzialità e diversificazione di offerta. Credo che la pandemia ci abbia insegnato a utilizzare le nuove tecnologie anche per creare maggiore sicurezza e più efficienza organizzativa. Penso che le prenotazioni debbano anche indicare gli scopi principali del venire a Venezia: fare un giro senza meta per la città, assistere ad eventi di spettacolo o altro genere, visitare musei e gallerie, andare in spiaggia… Raccolte le richieste, chi le deve gestire deve rispondere indicando il modo migliore per soddisfare la richiesta del visitatore. Così si potrà tracciare una mappa dei diversi percorsi e capire dove si crea l’ingorgo. Se si instaura questo primo dialogo sarà più facile una pianificazione nell’interesse di tutti”.
Ragionando in termini di opportunità, l’esperienza del virus ha creato maggiore consapevolezza riguardo alla necessità di riflettere su modelli di consumo e stili di vita maggiormente sostenibili. Come si inserisce in questo quadro la promozione del turismo responsabile, un obiettivo da sempre sognato da Venezia e dai veneziani?
“Il messaggio da dare è: state venendo in un luogo meraviglioso e fragile. Sarà generoso con voi tanto più saprete come trattarlo. La disciplina a cui ci siamo abituati con le mascherine, le code per la spesa o alla posta, va mantenuta ed estesa ai comportamenti base della buona educazione. Rifiuti, rispetto dei luoghi, educazione nei mezzi pubblici… Questo non si deve pretendere solo da chi arriva a Venezia ma anche da chi accoglie. I materiali informativi devono essere ripensati e le regole base devono accompagnare tutte le informazioni fin dal momento della prenotazione”.
La Biennale rappresenta un volano per il rilancio del turismo culturale: perché è importante che le istituzioni culturali di Venezia facciano sistema per promuovere il rilancio del turismo ed evitare che, dopo due anni di “digiuno”, i turisti assaltino la città senza poter dare nella loro visita il giusto spazio ad arte e cultura?
“Le istituzioni culturali devono assumersi una grande responsabilità. La Biennale produce grandi Mostre e Festival internazionali meta di centinaia di migliaia di persone. Per tutti coloro che vogliono aver accesso ai patrimoni che la Biennale ha presentato dobbiamo rendere fruibile in presenza e on-line tutto quello che l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee contiene e metterlo a disposizione di chi ha solo delle curiosità e di chi invece vuole fare ricerca in modo professionale. Per questo stiamo creando, con altre importanti istituzioni, un Centro Internazionale per la Ricerca sulle Arti Contemporanee frequentabile tutto l’anno e con possibilità di residenza per studenti, ricercatori e studiosi. Il Centro dovrà possibilmente arricchirsi di un database che consenta l’accesso ai contenuti delle altre grandi istituzioni perché chi studia possa partire dal passato e giungere ai giorni nostri in tutti i campi di nostra competenza. Non ha a che fare direttamente con un turismo responsabile, ma ha a che fare con il recupero di comunità di persone che ripopolino questa città grazie alla cultura”.
Già nel 2020, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica ha saputo affrontare la sfida dell’apertura al pubblico, rispettando tutte le nuove misure di sicurezza. La Biennale di Venezia può candidarsi a diventare un “modello” per la ripartenza di tutta l’industria culturale del nostro Paese?
“Al di là del protocollo messo a punto (grazie anche a tutte le autorità competenti che ci hanno accompagnato) che ha consentito con successo a migliaia di persone di assistere alla Mostra del Cinema e ai Festival di Danza Musica e Teatro in presenza e di riaprire la Biennale Architettura quest’anno, quello che vogliamo mettere in campo è un’esperienza che le persone percepiscano come indispensabile viverla dal vivo, con le norme di sicurezza sperimentate se necessario. Ma che più in generale faccia capire che le Mostre e i Festival propongono dei contenuti che non esistono solo il tempo fra il giorno dell’inaugurazione e quello della chiusura. Tutto questo deve entrare a far parte del patrimonio a disposizione di chi lo vuole utilizzare per andare avanti nell’approfondimento o per capirne futuri sviluppi. Un laboratorio permanente che si avvarrà anche delle nuove tecnologie che saranno un indispensabile supporto ma mai un’alternativa all’esperienza fisica”.