Classe 1986, Marco Bonadei nasce a Genova e si diploma nel 2009 alla Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino. Queste, per lui, sono giornate molto intese: è appena uscito infatti Comedians, il nuovo film scritto e diretto dal Premio Oscar Gabriele Salvatores, prodotto da Indiana Production, pellicola nella quale Bonadei interpreta il ruolo di Sam Verona, cinico proprietario di un night pronto a tutto pur di diventare un comico di successo. Nel cast, fra gli altri, la coppia comica Ale e Franz, Natalino Balasso, con la partecipazione straordinaria di Christian De Sica. Poi, il prossimo 7 luglio, l’attore ligure sarà in prima nazionale al Teatro Elfo Puccini di Milano con l’atteso spettacolo “Nel Guscio”.
Marco Bonadei, in Comedians, ogni comico protagonista del racconto sale sul palco con un grande dilemma: rispettare gli insegnamenti del proprio maestro, oppure stravolgere il proprio numero per assecondare il gusto dell’esaminatore, oppure ancora cercare la via dell’originalità. Nella tua carriera, qual è la strada che hai scelto di seguire?
“La strada dell’istintività. Nonostante la carriera di un artista sia costellata di momenti più o meno fortunati, io ho sempre preferito guardare avanti. Nella mia professione ho cercato di ascoltare parecchio, imparando anche dagli errori. Insegnamenti dei maestri o originalità? Diciamo che ho deciso di effettuare una mediazione tra le due strade”.
Quali sono stati gli insegnamenti che questo film ti ha dato? E qual è il tuo rapporto con un regista d’eccezione come il Premio Oscar Salvatores?
“Ho avuto il privilegio di lavorare per un mese e mezzo accanto a un vero maestro del cinema. Di Gabriele mi ha sempre colpito questa sua particolarità di avere subito chiaro il prodotto che voleva realizzare, lasciando però a noi attori una grande libertà di espressione. Un insegnamento da autentico numero uno”.
L’uscita di Comedians rappresenta una grande opportunità per ricostruire il rapporto interrotto con il pubblico. Come vivi l’approssimarsi di questo evento?
“Lo vivo con profonda emozione. Noto che il pubblico ha un desiderio incredibile di riappropriarsi del mondo dell’immaginazione, per ricreare un rapporto quasi di psicanalisi sociale. Sento forte il desiderio della gente nel voler ritornare a fruire di questa poliedrica forma d’arte che è il cinema”.
Dal 2010 collabori con la compagnia del Teatro dell’Elfo di Milano, con cui hai preso parte a “The History Boys” di Alan Bennet, con il quale ha vinto il premio UBU attore under 30 nel 2011, o a “Sogno di una notte di mezz’estate” di W. Shakespeare, in cui hai ereditato il ruolo di Bottom, per anni appartenuto a Elio De Capitani. Quali tappe sono state, queste, nella tua carriera di artista?
“L’Elfo ha segnato in senso positivo la mia attività artistica. Quel palcoscenico per me ha una magia speciale. E pensare che tutto era nato per caso: decisi di partecipare a un provino di massa. E da lì, mostrarono interesse per le mie interpretazioni. Fu l’inizio di una bella storia, che continua ancora oggi”.
In questa stagione hai anche collaborato con il duo comico Ale e Franz per il loro programma “Fuori Tema”, in onda su Rai2.
“Mi sono divertito da morire. Ale e Franz sono spassosissimi. Il programma, poi, è davvero innovativo e sperimenta più linguaggi. Io, nel programma, gestisco questo finto talk, ospitando personaggi tra i più curiosi e surreali. Davvero da ridere”.
Assieme a Chiara Ameglio, tua compagna nella vita oltre che nella ricerca teatrale, hai fondato la compagnia teatrale La variante umana.
“Questa esperienza per me rappresenta quel cantuccio nel quale io e altri artisti possiamo non sottostare ai rigidi tempi di produzione, sentendoci liberi di creare. Abbiamo tante iniziative in programma. Stiamo ripartendo alla grande dopo il periodo di pandemia”.
Debutterai il prossimo 7 luglio in prima nazionale al Teatro Elfo Puccini di Milano con lo spettacolo “Nel Guscio”. Ce lo racconti?
“Si tratterà della versione scenica dell’omonima opera di Ian McEwan, ideata da Cristina Crippa, dove sarò protagonista di un travolgente monologo. In pratica, sarò un feto parlante, che ne dirà delle belle, tenendo sempre desta l’attenzione dello spettatore. Tra le mie interpretazioni, questa è senza dubbio la più strana ed esilarante”.
Lettere, corrispondenza, posta: che rapporto ha con queste forme di comunicazione Marco Bonadei?
“Quanti ricordi. Mi è sempre piaciuto giocare a scacchi per corrispondenza. Con un mio amico davamo vita ad appassionanti partite. Le nostre mosse ce le spedivamo via lettera. Un gioco davvero intrigante: eravamo sempre ansiosi di ricevere la lettera, per vedere quali fossero state le mosse dell’altro”.