Il primo gol in azzurro di Roberto Mancini fu durante la gestione di Enzo Bearzot, che lo convocò per la prima volta nel 1984, a soli 19 anni, in occasione di una tournée di amichevoli in Nordamerica: qui il debutto arrivò il 26 maggio a Toronto, nella vittoria 2-0 contro il Canada, subentrando nella ripresa a Bruno Giordano. Per provare la soddisfazione di realizzare il suo primo gol in azzurro, Mancini impiegherà circa quattro anni. Un tempo molto lungo, certo. Ma si tratterà, come spesso gli è capitato nel corso della sua prestigiosa carriera, di un gol davvero d’autore. Il campionissimo di Jesi lo segnerà proprio durante la fase finale di un Campionato Europeo, quella stessa competizione che, oggi, vorrebbe vincere da commissario tecnico.
Dall’Under 21 alla nazionale maggiore
Il ct Azeglio Vicini, che lo aveva lanciato nell’Under 21, lo volle infatti con sé all’interno di un gruppo composto per buona parte da ragazzi promossi dal gruppo di quella nazionale giovanile che, due anni prima, aveva sfiorato il titolo europeo, perso ai rigori contro la Spagna. Titolare per buona parte delle qualificazioni e delle amichevoli pre-Europeo ‘88, Mancini fu tra gli undici che scesero in campo dall’inizio anche nella gara inaugurale di quell’edizione. Era il 10 giugno 1988 e a Dusseldorf si giocava Germania Ovest-Italia. I tedeschi erano dunque padroni di casa e godevano dell’appoggio di un pubblico entusiasta e numeroso (quasi 70mila presenze quella sera al Rheinstadion).
Mancio, poi Brehme
All’Italia erano toccate in sorte, nel proprio girone, oltre alla Germania Ovest del ct Franz Beckenbauer, anche la Spagna e la Danimarca. L’esordio contro i tedeschi, in quel Campionato Europeo, Mancio non lo potrà certo dimenticare. Il racconto di quella serata è esaltante: dopo un primo tempo equilibrato, Mancini portò avanti gli azzurri sfruttando un assist di Donadoni, andando a segno con un bel diagonale. Un momento senza dubbio speciale per il ragazzo, che da lungo tempo era alla ricerca della sua prima vera soddisfazione in maglia azzurra. La Germania trovò poi il pareggio poco dopo, grazie a una punizione di Brehme, che fissò il risultato sull’1-1 finale.
Sempre titolare nel 1988
Al termine di quella gara, tanti elogi per il giovane ragazzo di Jesi, capace, con la sua classe, di mettere in difficoltà l’intera retroguardia tedesca, composta da autentici fuoriclasse del ruolo, come Kohler, Berthold, Buchwald e Brehme. Sulle ali dell’entusiasmo e della fiducia per un inizio così scintillante, Mancini partì titolare anche nelle altre tre gare dell’Italia all’Europeo, meritandosi dunque la stima di Vicini, che sembrava nutrire un debole calcistico per quel giocatore così riccamente dotato di talento e fantasia. Da quel momento, nessuno ebbe più dubbi: una grande stella iniziava a brillare nel firmamento del calcio italiano e internazionale.