Quando pensi a Evaristo Beccalossi, la mente corre subito alla Nazionale di Roberto Mancini. Perché Evaristo, ex calciatore estroso, un vero e proprio fantasista, è stato per diversi anni protagonista sui campi di gioco della Serie A, mettendo in mostra quelle stesse qualità di cui la Nazionale Italiana, sembra davvero ricca. Classe, talento e fantasia: logico che Beccalossi, ex numero 10 dell’Inter con la quale vinse uno scudetto nel 1980, sia entusiasta della squadra plasmata da Mancini: “Vedo un’Italia protagonista all’Europeo – esordisce Beccalossi – io conosco bene tutto il percorso che c’è dietro alla costruzione di questa ottima Nazionale, la programmazione eccellente che Mancini e la Federazione hanno saputo dare. Mi piace questa apertura verso i giovani talenti”. Ora, per Beccalossi, anche un incarico di prestigio in seno alla grande famiglia azzurra: è capo delegazione della Nazionale Italiana di Calcio Under 20.
Evaristo, la sua attenzione verso il calcio giovanile è conosciuta da tutti.
“Per anni ho inseguito un progetto da me creato, lo ‘Stadium Cup’, le ultime tre edizioni disputate a San Siro, attraverso il quale abbiamo esaudito il desiderio di tanti bambini di giocare sul manto verde dello stadio della loro città. Un progetto che avrei intenzione di riprendere proprio in questi giorni. E il lavoro di Mancini gratifica anche il nostro operato. Il Ct è molto attento ai giovani e spesso ci viene a trovare. Ci chiede informazioni sui talenti della nostra Under”.
Eh già, perché ora lei vive con passione questa avventura di capo delegazione della Nazionale Italiana Under 20.
“E’ motivo di grande orgoglio far parte della famiglia azzurra. Sono un uomo che si emoziona e questo compito che mi è stato affidato dalla Federazione mi coinvolge molto. Spero di riuscire a dare il mio contributo, portando la mia esperienza in questo gruppo. Quando poi, prima di una partita dell’Under 20, parte l’inno, io mi emoziono. Un sentimento così forte non lo provavo da quando ero calciatore. Anzi, da dirigente dell’Italia, ha un sapore ancora più dolce”.
Nazionale Under 20 come vera e propria fucina di talenti da “regalare” a Roberto Mancini?
“Certo, il nostro compito è anche quello di lavorare per Roberto. E l’ultimo regalo è stato Giacomo Raspadori che, con la maglia dell’Under 20, si è tolto tante soddisfazioni. Ma potrei anche fare il nome di Matteo Pessina. Vedere questi ragazzi che, quando mi reco a Coverciano, mi vengono incontro abbracciandomi, è una soddisfazione bellissima. Una cartolina che mi porto sempre nel cuore”.
A proposito di corrispondenza: Poste Italiane è un’azienda che è stata sempre vicina alla Nazionale.
“Guardi, per dodici anni sono stato in Sony Italia, occupandomi di marketing e non solo. Ho aperto anche dei Mediaworld: insomma, ho fatto le mie esperienze lavorative, anche fuori dal pallone. E posso dire che le strategie comunicative di Poste e la mission che questa azienda si è data, sono il vero fiore all’occhiello di una realtà amata da tutti gli italiani. E non solo da quelli che si recano all’ufficio postale”.
Qualche esperienza con Poste da raccontare?
“Ne avrei un’infinità. Gli amici di Poste Italiane ci vengono spesso a trovare, durante i nostri allenamenti con la Nazionale. Ho visto come lavorano i professionisti di questa azienda sempre all’avanguardia. Poste è un marchio importante, il primo che ti viene in mente quando si parla di Italia, intesa non solo come Nazionale, ma anche come Paese”.