Antonello Valentini, 69 anni, pugliese doc, è stato per decenni capo ufficio stampa, poi direttore generale, della Figc: quasi 30 anni di lavoro al fianco della Nazionale. Sette Mondiali e sei Europei vissuti da protagonista, fuori dal campo. Il suo primo Campionato del Mondo fu quello del 1990. Facile comprendere come Antonello Valentini sia una fucina inestimabile di racconti, aneddoti e ricordi sulla Nazionale. Ed è proprio dalle “notti magiche” di Italia ’90 che inizia la sua intervista con Postenews: “Fu un campionato del mondo incredibile – ci racconta Valentini – vissuto tra grandi gioie e cocenti delusioni. In mezzo, anche qualche simpatico aneddoto, che voglio regalare agli amici di Postenews. Come quello legato al soggiorno della Nazionale a Marino, durante quelle mitiche giornate mondiali. Un giorno, in gran segreto, ci venne a trovare l’avversario numero uno: suonarono al cancello dell’hotel nel quale alloggiavamo, ed era Maradona. Per un attimo, non credetti ai miei occhi. Era fuggito dal ritiro dell’Argentina, a Trigoria, e ce lo siamo ritrovato a bordo piscina. È uno dei tanti ricordi che ho di quei momenti irripetibili legati alla Nazionale. Altro calcio, altre emozioni”.
E se per un attimo chiude gli occhi, Antonello Valentini, qual è il ricordo più emozionante che gli viene in mente in 27 anni di Nazionale azzurra?
“Non ho dubbi: il trionfo mondiale in Germania del 2006. Quell’anno dovetti fare i salti mortali per proteggere la Nazionale da tutti i colpi bassi che le venivano inferti. Eravamo in pieno scandalo Calciopoli. Quell’Italia era formata da uomini di grande personalità. Il Ct Lippi fu bravissimo, puntando tutto sull’orgoglio. In campo, i ragazzi regalarono a me e a tutti gli italiani un trionfo che ricorderò per sempre”
E di Usa ’94 c’è un’immagine che le è rimasta scolpita nella mente?
“Un sogno infranto. Già ai Mondiali del 1990 fummo beffati dall’Argentina ai rigori, in semifinale. Rigori fatali anche in Usa. Fu una Nazionale, guidata da Sacchi, che diede davvero tutto. Ci arrendemmo alla stanchezza. Ancora oggi, le lacrime di Roberto Baggio e Franco Baresi, dopo i loro errori dal dischetto, mi fanno venire gli occhi lucidi”.
Tornando alla Nazionale: c’è qualcuno, in questi anni, a cui si è sentito più legato?
“Sono stato in Federazione Italiana Gioco Calcio per 27 anni. Una vita. Rimango personalmente convinto che i migliori uomini siano quelli ‘di campo’. Ecco perché ricordo con emozione tutti i nove Ct che ho incrociato nella mia esperienza azzurra. E anche i tanti calciatori, dei quali sono ancor oggi amico: Buffon, Cannavaro, Totti, Del Piero, Maldini e molti altri”.
Nel corso della sua esperienza in Nazionale, ha avuto modo di conoscere da vicino il Roberto Mancini calciatore, condividendo con lui tanti ritiri.
“Faccio un tifo sfegatato per Roberto. Il mio primo Europeo fu quello nel quale lui fu uno dei protagonisti, segnando anche il primo gol di quell’edizione, contro la Germania. Eravamo nel 1988. Vederlo seduto in panchina, dopo averlo visto giocare in campo con la maglia azzurra, mi riporta indietro negli anni. Saper ridare lustro ai suoi ex campioni anche come tecnici è uno dei meriti, oggi, della nostra Federazione”.
L’Europeo sta entrando nel vivo. Come vede la Nazionale Azzurra?
“Ancora una volta fatemi citare Mancini: si sta dimostrando bravissimo a dare una precisa identità a questa Nazionale, scegliendo con esperienza i giocatori da far scendere in campo. E poi vedo tanto entusiasmo. Ma non fatemi dire di più. Anche per scaramanzia”.
Antonello, lei è uomo di comunicazione. E dunque, anche di scrittura. C’è una lettera, spedita o ricevuta, che le è rimasta particolarmente nel cuore?
“La lettera che spedii all’ex CT azzurro Azeglio Vicini. Fu come un padre per me. Mi accolse con grande affetto. All’indomani della nostra mancata partecipazione agli Europei del 1992, gli scrissi una lettera piena di gratitudine. Azeglio era una persona eccezionale”.
Poste Italiane e la Nazionale: un binomio vincente. Quali sono i punti che accomunano queste due realtà del nostro Paese?
“Innanzitutto, fatemi dire che sono un assiduo frequentatore degli uffici postali. Ne ho uno a 50 metri da dove abito, qui a Roma. Una delle cose che in questo Paese funzionano sono proprio le Poste. Moderne, efficienti. E che svolgono un servizio fondamentale. I ragazzi di Poste, dietro lo sportello, mi ricordano l’efficienza della Nazionale di calcio di Mancini: la classe è davvero la stessa”.