Le Vie dei Tesori, un progetto per 42 borghi siciliani

Dai siti archeologici alle fortezze saracene, dalle miniere abbandonate alle concerie fantasma, dai castelli aggrappati al cielo agli acquedotti seminterrati, dagli ipogei ai palazzi nobiliari. E ancora, artigiani dalle arcaiche mani d’oro, ricette che affondano sia nelle povere cucine contadine che nei sontuosi monasteri, esperienze, percorsi guidati. La pandemia ha insegnato il valore delle piccole cose di antico gusto, le stesse che si ritrovano autentiche lontano dalle grandi metropoli. Nei Piccoli Comuni, appunto: 42 borghi siciliani in gran parte sotto i cinquemila abitanti – in qualche caso poco più grandi, sotto i diecimila – in tutte e nove le province dell’Isola: consapevoli della necessità di fare sistema, si strutturano in un network sotto l’egida della Fondazione Le Vie dei Tesori.

Il censimento

La Fondazione ha condotto, con la loro collaborazione, un primo censimento del patrimonio: castelli, abbazie, chiese, miniere abbandonate, musei gioiello, conventi, osservatori astronomici, siti rupestri, grotte, cave, fari. Ma anche tesori immateriali: sapienze antiche custodite dagli ultimi artigiani – veri tesori viventi – ricette tradizionali, tradizioni.

Gli itinerari

Insieme, capofila il Comune di Sambuca di Sicilia con la Fondazione Le Vie dei Tesori, hanno partecipato al bando del MiBaCT “Borghi in Festival”, con un progetto che punta alla realizzazione del Festival Le Vie dei Tesori con circa 210 luoghi aperti, 70 esperienze collaterali, e il coinvolgimento di 500 giovani del territorio, adeguatamente formati. Un vero Festival della narrazione incardinato su itinerari naturalistici, artistici, letterari, enogastronomici, in grado sia di interconnettere i luoghi. Per questo si stanno disegnando percorsi tematici trasversali e orizzontali tra i borghi, sul tema del Sacro, seguendo i castelli; a piedi nella natura; cercando le botteghe artigiane; spulciando pagine letterarie e personaggi; assaggiando i piatti tipici; cercando la Sicilia dal basso (tra cripte, mummie e miniere) o l’Isola dall’alto, tra  torri, fortezze, osservatori astronomici.

Turisti slow

Ma la Fondazione e i 42 Comuni hanno anche scelto di strutturarsi – oltre la partecipazione al bando per il Festival – in modo stabile per portare avanti politiche di rigenerazione, valorizzazione, lotta allo spopolamento. Con l’intento di costruire comunità consapevoli, pronte e adeguate ad accogliere il visitatore: il turista slow, il creativo che cerca uno stile di vita più aperto, l’artista, il viaggiatore. Ma anche chi cerca un modo per rimanere nei luoghi dove ha sempre vissuto.