abbraccio mancini vialli

Ripubblichiamo l’articolo uscito poco dopo il successo agli Europei, quando Gianluca Vialli, nelle vesti di capo delegazione azzurra, abbracciò il tecnico Roberto Mancini: un gesto che testimonia la loro grande amicizia e i valori dello sport.

L’Italia è campione d’Europa. Ci sono voluti 120 minuti e cinque rigori per battere l’Inghilterra nel tempio di Wembley. Le lacrime di Roberto Mancini, dopo la prodezza decisiva di Donnarumma, sono per noi di Poste Italiane che abbiamo condiviso con lui, come amico e testimonial, i valori e lo spirito di questa Nazionale, la cartolina più bella ricevuta da Londra.

La partita

Eppure, la finale che attendevamo da 9 anni – l’ultima agli Europei era finita con un ko, 4-0 subito dalla Spagna  – era iniziata nel peggiore dei modi con gli inglesi avanti dopo soli 2 minuti di gioco. Di Bonucci, “senatore” azzurro protagonista insieme a un monumentale Chiellini, il gol del pareggio a metà della ripresa. Dopo i supplementari, terminati sull’11, si va ai rigori. L’Italia sbaglia con Belotti ma poi rimontano grazie a due super parate di Gigio Donnarumma, che riparano anche al “match point” mancato da Jorginho. La tensione si scioglie nelle lacrime di Mancini, diventa gioia e annaffia le strade di tutta Italia di felicità.   

“Divertitevi”

“Divertitevi, avete ancora 90 minuti per farlo”, aveva detto Mancini nella conferenza stampa della vigilia. Quasi come se scendere in campo a Wembley, nel tempio del calcio inglese contro i padroni di casa, fosse il calcetto della domenica sera organizzato da un gruppo di amici.

Uno staff di amici

È sull’amicizia e sulla compattezza del gruppo che Mancini ha costruito questo successo. Alla serietà, alla disciplina, ai valori sportivi – e a una conoscenza del calcio da fuoriclasse – il CT azzurro, scelto da Poste Italiane come volto della campagna pubblicitaria, ha unito il divertimento. Quello che da tanto mancava a una Nazionale italiana. Lo ha fatto fin dall’inizio della sua avventura azzurra, nata dalle macerie della mancata qualificazione ai Mondiali del 2018. E lo ha fatto circondandosi di amici nel suo staff. Due campioni del mondo: Lele Oriali, già al fianco di Mancini nei successi da allenatore dell’Inter, e l’ultimo arrivato Daniele De Rossi. Poi i compagni della Sampdoria dei tempi d’oro, una squadra che – come questa nazionale – giocava divertendosi e che proprio a Wembley chiuse la sua parabola: per 40 giorni, al fianco del Mancio, ci sono stati i suoi vecchi amici Giulio Nuciari, Attilio Lombardo, Fausto Salsano e, naturalmente, il “gemello” Gianluca Vialli.

L’abbraccio tra Vialli e Mancini

In molti hanno già detto che l’abbraccio tra Mancini e Vialli dopo il gol di Chiesa nel soffertissimo ottavo di finale con l’Austria è uno dei migliori ricordi che questo Europeo ci lascia. A Vialli è toccato anche il compito di portare avanti il rito scaramantico, “studiato” dalla compagnia: il capo della delegazione azzurra, “dimenticato” per strada prima del match con la Svizzera, è stato sempre l’ultimo a salire sul pullman. La presenza di Vialli per il Mancio è stata fondamentale. E non certo per questo innocuo rito scaramantico. Le lacrime finali dei due, dopo la conquista della Coppa, rappresentano i valori e l’unità del gruppo.

Come fratelli

Di rituali, proprio come avviene nelle migliori compagnie di amici, se ne sono consumati parecchi: le grigliate post-partita, il bicchiere di vino rosso di Pessina e Barella, le colonne sonore di Insigne e Florenzi. Si sono divertiti fuori, ci hanno fatto divertire in campo. Il merito di questo Europeo è anche di chi non ha mai giocato. Per esempio, il 34enne Salvatore Sirigu, a cui Mancini ha concesso comunque di entrare nel tabellino per 6 minuti contro il Galles. La seconda cartolina è un altro abbraccio: quello tra il portiere del Torino e Gigio Donnarumma, forse unico top player di questa nazionale, prima della roulette dei rigori contro la Spagna. Sirigu lo abbraccia forte e gli tocca la tempia con un dito. Concentrati Gigio, parare i rigori è questione di testa. Un fratello più grande che parla a uno più piccolo, anche se più talentuoso e “ricco” di lui. In realtà, non sapremo mai cosa si sono detti: “Sono cose nostre”, ha risposto il giorno dopo Donnarumma. Cose tra fratelli. Il colloquio pre-rigori tra i due si è ripetuto anche prima dei tiri dal dischetto degli inglesi. E il risultato si è visto.

Tutti con “Spina”

La terza cartolina è per un altro protagonista di questo Europeo. Purtroppo, solo fino ai quarti di finale. Leonardo Spinazzola, “il miglior terzino del torneo” come ha detto Mancini, ma anche uno dei migliori dell’Italia prima della sua dolorosa uscita dal campo contro il Belgio. A “Spina” i compagni hanno dedicato la vittoria nella semifinale con gli spagnoli, scatenandosi intorno a Insigne che indossava la sua maglia numero 4. Spina ha “ricambiato” tornando a Wembley in stampelle e da spettatore. Per fare gruppo e per far sentire la sua vicinanza alla squadra. Poi, sul palco, è stato il primo a ricevere la medaglia d’oro di campione d’Europa. Applausi e lacrime di gioia.

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