“Anche la lotteria finale ha premiato la squadra migliore, e il Paese festeggia insieme la Nazionale e se stesso, per una vittoria vissuta come un riscatto dopo la fatica e la paura di due anni terribili”: comincia così la riflessione di Ezio Mauro su Repubblica, il giorno dopo la storica vittoria dell’Italia agli Europei, in finale contro l’Inghilterra, superata ai rigori.
Il potere dello sport
“Ancora una volta scopriamo che lo sport veicola ed esalta il sentimento nazionale, come se fosse diventato l’unica espressione umana capace di generare e legittimare democraticamente lo spirito patriottico, che in quest’epoca di scetticismo si ritrae dalla politica, dall’arte, dal cinema, dal dibattito culturale” continua Ezio Mauro. Ma allo sport riesce “ciò che alle altre forme organizzate del nostro vivere sociale non riesce più”. Ed ecco, sostiene Mauro, “perché l’epopea sportiva, come ha detto Roland Barthes, esprime ‘quel momento fragile della storia in cui l’uomo, anche maldestro e gabbato attraverso favole impure, intuisce ugualmente un perfetto adeguamento tra sé, la comunità e l’universo'”.
L’identità nazionale
E ciò, secondo l’ex direttore di Repubblica “capita nelle giornate eccezionali, quando la Nazionale di calcio lotta e vince la finale, Coppi stacca tutti sulla salita decisiva, la Ferrari taglia il traguardo per prima, Berrettini si gioca fino in fondo la chance a Wimbledon. Qui scopriamo il potere ideologico dello sport, che influenza il sentimento collettivo del Paese: anzi, certifica un’appartenenza, costituisce un’identità, genera un’unità che non è tra diversi (come nelle intese politiche d’emergenza) ma tra uguali, qualunque sia la loro condizione, la provenienza, il sistema di idee”, conclude Ezio Mauro.
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