Simona Caricasulo è docente di Economia Aziendale dello sport all’Università Luiss Guido Carli di Roma. A lei Postenews ha chiesto se può esserci e quale può essere l’impatto sull’economia del Paese della vittoria degli Europei della Nazionale di Mancini.
Professoressa, quali saranno nel breve termine gli impatti economici positivi più evidenti della vittoria degli Europei?
“La vittoria azzurra degli Europei di calcio costituisce un volano importante per il rafforzamento della brand identity del nostro Paese. Questo significa che questa vittoria, con un PIL stimato in crescita post pandemia, può contribuire in maniera significativa al sostegno di questa crescita. Osservando studi su dati del 2006, coincidenti con la vittoria del campionato mondiale di calcio da parte dell’Italia, si nota un incremento delle vendite verso l’estero di prodotti made in Italy di circa un +10%, con un’incidenza sul Pil di periodo stimata in +1%, e un incremento del turismo. Questa sfida oggi si rinnova e, a mio avviso, dovrà essere colta dal nostro tessuto produttivo, soprattutto dalle piccole realtà in eccellenza, sfruttando gli investimenti fatti nell’e-commerce nel periodo di pandemia, trasformando quella scelta di sopravvivenza in opportunità di crescita aziendale”.
Lei ha parlato di “speranza”: può davvero un successo sportivo riportare fiducia in una nazione dopo due anni come quelli che abbiamo vissuto?
“La speranza è il risvolto umano del concetto economico di fiducia. La nostra Nazionale di calcio è risorta dopo una serie di anni oscuri, con un team convinto di poter raggiungere gli obiettivi più ambiziosi attraverso uno schema di gioco moderno e adatto alle proprie caratteristiche: in termini economici, un’azienda consapevole di fare impresa. Questo veicola il messaggio che attraverso la consapevolezza e l’impegno, non disgiunto dall’eleganza che ci è propria, si possano raggiungere traguardi importanti, all’interno del rispetto delle regole che lo sport vuole e impone. Questi valori così amplificati diventano vettore positivo nel fare per una intera nazione, che si sente parte di questa impresa, sportiva e non solo”.
In termini di reputazione, quali sono le leve principali su sui agisce in positivo un successo come questo?
“La reputazione rientra in un concetto più allargato che prende il nome di affidabilità. Malgrado sia un asset immateriale, i suoi effetti invece sono tangibilissimi in termini di posizionamento di un brand sul mercato. Nel caso specifico, riferirsi alle sole leve che incidono all’interno di un’azienda, quali la qualità del prodotto e della comunicazione verso l’esterno, non è sufficiente. Ritengo infatti che il fattore che influenzi di più ai fini della reputazione generale della brand identity di un Paese sia proprio la dinamica di relazione sociale. Nella quale l’identità messa in campo dalla nostra Nazionale di calcio si trasferisce a tutto il “Sistema Italia”, tanto nelle relazioni domestiche che in quelle internazionali”.
Tra i top sponsor che hanno accompagnato la Nazionale c’è anche Poste Italiane, che ha vissuto la pandemia in prima linea ed è stata alleata del Governo nella campagna vaccinale. Trova che si sia trattato di una sinergia vincente?
“Esiste sempre un nesso valoriale tra sponsor e squadra/atleta, in un dialogo autoalimentante tra identità aziendale e risultato sportivo. Anche in questo caso si verifica lo stesso e, anzi, il prestigioso risultato è la ricompensa ulteriore di una sponsorizzazione già di per sé importante. Poste Italiane è un player nazionale che rappresenta da sempre, per tradizione e diffusione, uno sportello di fiducia per gli italiani. Questo senso di familiarità è stato vincente nella partnership per la campagna vaccinale, in cui in un momento così difficile c’era bisogno di rassicurazioni. Allo stesso modo, la partnership sportiva nella quale Poste Italiane è top sponsor della FIGC, rappresenta la sintesi perfetta di un racconto di successo che lega una grande azienda italiana alla sua Nazionale di calcio”.
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