A leggere in fila tutte le tappe che ha fatto negli ultimi quattro mesi il trofeo Henri Delaunay sembra di essere dentro “Il club Dumas” di Arturo Pérez-Reverte. Perché prima di tornare a casa – quella vera, la perfida Albione non se ne avrà più, ormai… – la coppa che alzano al cielo i vincitori del Campionato europeo di calcio ha fatto un giro del continente macinando chilometri come l’Orient Express. Un viaggio suggestivo, affascinante, che si è concluso a Roma il 12 luglio scorso, con l’atterraggio dell’aereo che trasportava gli Azzurri – e la coppa, naturalmente – all’Aeroporto di Fiumicino. Ora il trofeo resterà qui in Italia, ce lo godremo noi fino a quando qualcuno sarà in grado di portarcelo via, e comunque almeno fino al 2024. Per due giorni, il trofeo sarà esposto nella sede centrale di Poste Italiane a Roma, primo Top Sponsor della Nazionale ad avere questo onore. Sarà la prima volta in assoluto in cui la coppa sarà in mostra non tra le braccia dei calciatori, e si riposerà tra quelle dell’Azienda che l’ha accompagnata in questo splendido successo, per poi ripartire e poter essere ammirata dal maggior numero possibile di tifosi.
Il Trophy Tour
Sarà un meritato riposo quello della coppa dedicata al dirigente francese, un viaggio partito dalla nazione che ospita il punto più occidentale dell’Europa, quel Portogallo che nel 2016 era riuscito a vincere per la prima volta l’Europeo, strappandolo ai padroni di casa della Francia. I portoghesi se lo sono goduti anche un anno in più, a causa del Covid, ma ad aprile scorso lo avevano rimesso nelle mani della Uefa, per una autentica novità. Vista l’edizione itinerante di Euro2020, la federazione continentale aveva deciso di far fare una sorta di tournée alla coppa, un “Trophy Tour” come è stato battezzato, in tutte le città che avrebbero ospitato partite della manifestazione. Così, il 20 aprile la coppa è arrivata a Roma, dove ha preso confidenza con la futura residenza per i prossimi tre anni: è stata al Colosseo, alla Terrazza del Pincio, alla Mole Adriana, allo Stadio Olimpico. Non deve essersi trovata male, o comunque deve aver preferito il nostro clima a quello inglese.
A spasso per l’Europa
Roma, quindi Budapest, Baku, Copenaghen, Amsterdam, San Pietroburgo, Siviglia, Monaco di Baviera e Londra. Ecco, Londra. Noi lo abbiamo scoperto solo quest’anno, ma l’“It’s coming home” sul quale potremo continuare a scherzare a lungo, arriva da lontano. Nel 1996, anno in cui i Campionati europei si disputarono proprio in Inghilterra, I Lightning Seeds (popolare band di Liverpool) scrissero un brano dal titolo “Three Lions” insieme a due noti personaggi televisivi inglesi, Baddiel e Skinner. Il titolo era chiaramente ispirato ai tre leoni simbolo delle nazionali inglesi ma il testo non era affatto celebrativo: tante delusioni per la nazionale inglese, che non hanno mai tolto ai tifosi inglesi la speranza di arrivare al successo. “It’s coming home” viene ripetuto come un mantra nella canzone. Così, quando la coppa è arrivata a Londra il 4 giugno, al termine del Trophy Tour, la finale del torneo a Wembley e i risultati dell’Inghilterra – seppure non accompagnati da un bel gioco – avevano fatto pensare a tutti i tifosi inglesi che questo sarebbe potuto essere l’anno buono per alzare un trofeo (e senza l’aiuto di gol fantasma). Così il coro “It’s coming home” si è levato altissimo oltremanica, fino a quando anche le poste britanniche – la Royal Mail – avevano deciso di unirsi alla voce dei tifosi. L’immagine di un pallone incartato e pronto per essere spedito, affrancato con due francobolli da 2,55 sterline, con su scritto “Home” aveva fatto il giro del mondo.
“It’s coming Rome”
Chiamiamolo destino, chiamiamolo fato: in ogni caso, non doveva andare così. E quell’11 luglio la coppa l’ha sollevata Re Giorgio Chiellini, e non Harry Kane. Come aveva fatto il giro del mondo l’immagine della Royal Mail, ha fatto il giro del mondo quella di Poste Italiane dopo la finale. Ancora un pallone, ancora incartato, una croce sulla H di “home”, sostituita da una R: “It’s coming Rome”. La Royal Mail ha incassato di buon grado la goliardia di Poste, rispolverando un’ironia stemperatrice che nello sport è fondamentale. Quindi torniamo a Fiumicino, quel 12 luglio, con il viaggio della coppa che è proseguito verso le sedi istituzionali a Roma. Prima al Quirinale dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che non aveva lasciato da soli gli Azzurri a Wembley, accompagnandoli nel momento tensivo dei calci di rigore. Poi a Palazzo Chigi, dal premier Mario Draghi, che con grande simpatia aveva cercato Gigio Donnarumma nella platea per ringraziarlo delle prodezze nel momento decisivo dei penalty. Immancabile il tour sul bus scoperto, insieme a tutta la rosa e allo staff della nazionale, per lasciare ammirare i campioni e il trofeo a tutti i tifosi presenti nella capitale.
A casa di Poste
Ora, per qualche giorno, la casa della coppa sarà proprio la sede di Poste Italiane a Roma, dove tutti i dipendenti dell’Azienda potranno apprezzarla. Uno splendido regalo per chi, come Poste, non ha mai smesso di credere nella Nazionale, accompagnandola anche nei momenti più difficili. E con cui ora condividerà anche la gioia del successo.
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