Lei, la Coppa, sta solenne, posata sulla teca, davanti alla Nazionale che giganteggia sullo sfondo in un ricordo di Wembley, Londra, 11 luglio, la notte in cui i cavalieri fecero l’impresa. È la Casa di Poste, viale Europa, a Roma, e c’è la gente in coda per vederla. Alle 10 e 30 sono arrivati i primi dipendenti. L’hanno guardata, ammirata e quasi tutti hanno fatto una foto. Ci voleva qualcosa di grande per alzare al cielo questa Coppa che luccica di argento e di riflessi, 60 centimetri di altezza, 8 chili di peso e una storia lunga 61 anni, questo simbolo di Vittoria che racchiude memorie e fatiche e che adesso sta qui, nella Casa di Poste, nella sua Casa.
La Nazionale della Grande Bellezza
L’hanno chiamata la Grande Bellezza, dando un nome non solo immaginifico alla strada che serviva per arrivare a prenderla, e l’ha chiamata così anche il Presidente Mattarella. La Nazionale di Mancini che ha vinto la Coppa degli Europei 2020 è la Nazionale della Grande Bellezza, e lo è perché ha scelto di risorgere dalle ceneri con il suo volto più luminoso, senza nasconderlo in una trincea, scegliendo di costruire al posto di distruggere, perché non ha mai avuto paura degli altri e ha osato sempre più di loro. Ha scelto di essere moderna, di guardare al futuro.
Poste Italiane sempre al suo fianco
Anche per questo, Poste ha deciso di starci accanto, e l’ha fatto nel momento più difficile, come ha ricordato il condirettore generale Giuseppe Lasco, quando l’Italia non disputò i Mondiali in Russia, toccando il punto più basso della sua storia, “e in quel frangente sarebbe stato semplice fare un passo indietro e non associare il proprio nome all’Azzurro”, simbolo, allora, di una delusione cocente. Ma Poste decise di non abbandonare la Nazionale italiana: “per sua natura guarda sempre un po’ più lontano e saper immaginare il futuro” è “una dote indispensabile per fare impresa”». Così, prolungò l’accordo di Top Sponsor e schierò Mancini nella sua squadra. Il viaggio è partito da lì la Grande Bellezza è cominciata così.
Stesse idee, stesso progetto
Questa Coppa riunisce insieme, non solo simbolicamente, la Nazionale e le Poste, unite in fondo dalle stesse idee e dallo stesso progetto. È lì che risplende nella sua solennità davanti alla felicità urlata al cielo di Chiellini e tutti gli altri. Siamo l’Azienda Italia. Che ha saputo ricominciare dopo le sofferenze, che ha saputo ritrovarsi, lottare e vincere. È un po’ quello che pensa tutta la gente che si è riunita qui, in coda, a fare le foto accanto alla Coppa. Ci sono anche l’AD Matteo Del Fante e la presidente Maria Bianca Farina. Fanno la foto e sorridono. Come Veronica, di Affari legali, fra le prime a guardarla da vicino. Dice che “la Coppa rappresenta un momento importante, il momento in cui ci siamo rivisti con parenti e amici, in cui ci siamo abbracciati di gioia. Questo trofeo è una sorta di icona, che ci ricorda l’uscita da un lungo periodo buio. Per questo io sono doppiamente fiera che Poste sia stato lo sponsor principale di questa impresa”. Che in fondo è la stessa cosa che sottolinea Giocondino, della Security Room: “Quando ho visto la Coppa sollevata al cielo, ho pensato a un nuovo inizio, a un momento di liberazione”.
La vittoria di papà
Ci sono bambini che si fanno fotografare ai suoi fianchi, come Filippo e Federico, c’è chi vorrebbe solo accarezzarla. Sabina e Laura, due colleghe che lavorano nell’Ufficio Postale del grande palazzo, cercano di spiegare quello che provano, perché “averla qui per due giorni così vicina ai nostri luoghi quotidiani è una emozione particolare. Siamo anche noi parte di questa impresa, e il fatto che Poste faccia parte di questo successo ci riempie di orgoglio”. Poi ci sono Giorgia che ha 7 anni e Lorenzo che ne ha 4, e stanno mano nella mano a contemplare estasiati questa immagine accanto al loro babbo, Alessandro, dell’Antiriciclaggio. Lo guardano dal basso in alto, gli chiedono: “Papà, hai vinto anche tu la Coppa?”. Lui sorride. L’hanno vinta loro, questi che stanno gridando la loro gioia al cielo di Wembley nella foto lì dietro. Ma non l’hanno vinta da soli. Sono riusciti a farlo grazie a un segreto che appartiene anche a noi. Anche a papà, sì. Lo spirito di squadra.
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