Il nuovo contratto di lavoro del Gruppo Poste Italiane ha una valenza sociale importante per diversi motivi. è una conferma del ruolo centrale del sistema di relazioni industriali del gruppo Poste anche in un contesto difficile come quello della pandemia. Rispecchia la profonda trasformazione del modello di impresa in atto nel Gruppo. È di grande spessore per i suoi contenuti economici e normativi. E infine – coniugando efficienza e dignità del lavoro – ha il merito di indicare una strada all’intero comparto della logistica e alle sue 17 mila aziende. Diceva un famoso giurista che i grandi accordi tra le imprese e i sindacati “hanno il corpo del contratto e l’anima della legge”. Infatti, proteggono il potere d’acquisto delle famiglie mentre fungono da regolatori del mercato evitando abusi e distorsioni. Il tono dei commenti che hanno accolto l’accordo del 23 giugno scorso indica che entrambi questi obiettivi sono stati raggiunti.
Il rinnovo del contratto
Il contesto non era dei più favorevoli. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro, gestito dal Cnel, risultano scaduti e in attesa di rinnovo ben 607 dei 950 accordi registrati, pari al 63,9%. Sono in attesa di un nuovo contratto circa 10 milioni di lavoratori. È ancora tutta da verificare la tenuta delle potenzialità produttive in settori cruciali del Paese, si sono accentuati i fenomeni di povertà diffusa e criticità del quadro occupazionale (basso tasso di occupazione, elevato tasso di inattività e di disoccupazione che riguardano soprattutto giovani, donne e i settori ad alta intensità di lavoro). Il rischio di una perdurante bassa occupazione incide pesantemente sulle prospettive di ripresa. Già prima della pandemia il mercato del lavoro contava circa tre milioni di precari e un numero forse superiore di irregolari. La crisi innescata dall’epidemia ha “aggiunto” il peso di 3,9 miliardi di ore lavorate in meno solo nel corso dell’anno 2020. In questo quadro, tra i più sfavorevoli del Dopoguerra, vanno letti il negoziato per il rinnovo del contratto di Poste e la sua conclusione.
Che cosa prevede il nuovo contratto
L’accordo prevede un aumento complessivo medio mensile di 110 euro e il pagamento di una tantum per il recupero del biennio 2020-2021. Ma soprattutto conferma il piano di assistenza sanitaria integrativa per i 125mila dipendenti e rivede il sistema delle relazioni industriali, alla luce dei processi di digitalizzazione che stanno cambiando il volto del Gruppo. Con questo contratto lo smart working non è più una soluzione d’emergenza dettata dalla crisi sanitaria, ma diventa una modalità strutturale dell’organizzazione del lavoro. Azienda e sindacati hanno lavorato per tenere insieme i ritmi più dilatati che lo smart working consente al lavoratore; così come gli elementi “di socialità e di cultura rafforzati dal lavoro in presenza”, per usare un’immagine proposta recentemente dal ministro dell’Innovazione Tecnologica, Vittorio Colao. Il contratto ha inoltre modificato le norme sui permessi, sulle ferie, sulla malattia e sui trasferimenti.
Il modello Poste
Il contratto di Poste è stato giudicato dai protagonisti della trattativa e da molti osservatori come un modello per tutto il settore della logistica, di cui il gruppo è ormai leader riconosciuto. Una leadership conquistata negli anni più recenti, rafforzata nei frangenti più difficili della pandemia e sostenuta da importanti investimenti. L’ultimo è il nuovo hub di Landriano, a metà strada tra Pavia e Milano, il centro di smistamento più grande d’Italia, capace di lavorare fino a 300 mila pacchi al giorno grazie a soluzioni tecnologiche estremamente avanzate. Negli ultimi mesi il settore nazionale della logistica è stato spesso alla ribalta della cronaca per episodi, talvolta drammatici, di “cattivo lavoro”. Con il nuovo protagonismo di Poste Italiane – e con la cultura aziendale che lo supporta – c’è ora la ragionevole speranza che l’intero settore possa fare un salto di qualità per quanto riguarda salari, regole e diritti. Il contratto firmato il 23 giugno si applica ai dipendenti delle Poste ma parla a tutti. Ed è un contratto che pone le basi per il futuro, come osservato dall’Amministratore Delegato di Poste Italiane, Matteo Del Fante.