flavio insinna
Lo showman Flavio Insinna

Ecco l’intervista realizzata dal magazine Postenews nel 2019 a Flavio Insinna. Il presentatore e attore, che prestò il suo volto anche alla campagna di lancio di BancoPosta, rivela la sua antica passione per le cartoline. Attualmente, è al timone della storica trasmissione “Il pranzo è servito”, un tempo condotta da Corrado, prima di lui anche interprete di uno spot delle Poste.

 

Dai tempi del lancio di BancoPosta, quando era un giovane attore cresciuto nella scuola di Gigi Proietti e reduce dalla gavetta teatrale, Flavio Insinna è uno dei volti più familiari per Poste Italiane e per i nostri clienti. Da allora le strade di Poste Italiane e del presentatore televisivo si sono incontrate più volte. Di ricordi legati alle Poste, ai postini e alle lettere – quelle che ancora oggi riceve dagli ammiratori (e soprattutto dalle ammiratrici) – Flavio, che non ha un buon rapporto con le e-mail, ne ha molti e significativi e li racconta ammettendo: “Non mi sono mai vergognato degli eccessi romantici”.

Flavio Insinna, che rapporto hai con le lettere?

“Voglio rispondere affidandomi a un mix di istinto e sentimento. Dietro all’invio di una lettera c’è sempre un investimento di tempo, forse la cosa più preziosa che abbiamo nella vita. E spenderlo per gli altri è una cosa importante. Ricordo una signora che mi scrisse dall’estero, aveva una bruttissima malattia. Le risposi inviandole una foto con dedica e lei, dopo qualche tempo, mi scrisse di nuovo dicendomi che il mio sorriso sul comodino le aveva dato tanta forza e compagnia nell’affrontare il dolore. È stata un’emozione e anche una piccola lezione: da allora dico sempre a mia madre di aprire tutte le lettere che la gente mi scrive. Quando ci sono storie che riguardano bambini o persone che hanno bisogno di ritrovare un sorriso rispondo sempre volentieri”.

Dietro a una lettera c’è sempre un postino…

“Mio padre era ufficiale medico in Marina e raccontava sempre un episodio risalente alla fine degli anni ’50. A Stoccolma venne accompagnato da una guida a visitare la città e a un certo punto passò un uomo che indossava una divisa elegantissima. Quando chiese di quale “corpo militare” si trattasse la guida rispose: ‘Quello è l’uomo più importante della città, è il postino. Senza di lui non ci sarebbero né le lettere d’amore né le comunicazioni ufficiali’”.

Oggi le e-mail e whatsapp hanno cambiato tutto. C’è qualcosa che ti manca?

“Non voglio fare a tutti i costi il passatista, ma ricordo con grande emozione le cartoline: per esempio, quelle che io e mia sorella ci scrivevamo con mio padre quando andavamo al mare d’estate. Eravamo a un’ora da Roma ma sembrava che arrivassero dall’altra parte del mondo… Mi ricordo che in vacanza, che fosse al mare o in montagna, c’era sempre il pomeriggio dedicato alle cartoline. Così come conservo quelle che mia nonna ci scriveva dai suoi viaggi o quelle dei tempi di quando ero in servizio militare. Quando le ritrovo, magari infilate in qualche libro, è sempre una piacevole sorpresa”.

Come è nato il tuo rapporto con Poste Italiane e che ricordo hai dei primi spot girati per BancoPosta?

“All’epoca la gente non mi conosceva ed ebbi il piacere e l’onore di lavorare con il grande Ferzan Ozpetek. I suoi spot erano piccoli capolavori, che univano la pubblicità al cinema e al senso estetico. Negli anni successivi ci fu la campagna sui pacchi: all’epoca presentavo “Affari tuoi” e mi venne spontaneo propormi per il ruolo di chi li consegnava. Con Poste ci siamo simpatici, ci divertiamo e continuiamo a collaborare”.